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I millennial cinesi rifiutano la fabbrica, meglio il delivery

La fine delle festività per il Capodanno lunare rappresenta per le aziende un periodo di difficoltà nella ricerca di personale. L'innovazione tecnologica sta ulteriormente condizionando il mercato delll'occupazione. I giovani preferiscono fare consegne a domicilio. Per le pmi diventa più complicato trovare blue collars sia per il trattamento salariale sia per la gestione della vita privata


04/03/2019 11:27

di Marco Leporati* - Class Editori

Come sta cambiando il lavoro in Cina

Quale rappresentazione grafica potrebbe attualmente meglio specficare l’indistinto mondo del lavoro in Cina? Forse il gioco stesso dello Shanghai con i bastoncini disposti a caso, talvolta taluni sovrapposti, su di un tavolo come congerie del nostro tempo. Solitamente, dopo il Capodanno cinese  la mobilità di personale nei diversi settori produttivi e di servizi moltiplica la propria  forza centrifuga creando difficoltà per le aziende ed opportunità per i lavoratori.

Ma  questa nuova stagione sta manifestando l’acme della criticità. Dobbiamo iniziare questa analisi dagli ultimi dati forniti da China Internet Network Information Center, l’organizzazione che gestisce le informazioni afferenti l’uso di internet. Alla fine dell’anno appena trascorso , 829 milioni di persone erano  online in Cina. Da questo macrodato la successiva estrapolazione ci dice che 817 milioni di utenti utilizzano lo smartphone per connettersi ad internet e di questi, 222 milioni vivono nelle aree rurali.

Questa galassia di utenti sta condizionando soggettivamente ed oggettivamente il mercato del lavoro anche in relazione alla più generale situazione economica che inficia parzialmente i livelli di crescita e che impone scelte diverse per il prossimo futuro.

A conferma del movimento al’interno di questa galassia abbiamo, grazie ad Alibaba, la creazione, sempre nell’anno 2018,di quaranta milioni di nuovi posti di lavoro nel commercio online; parliamo sia di gestione del retail nel tessile-abbigliamento,home appliance ed alimentare con il comparto ristorazione che domina il mercato con circa 15 milioni di pasti serviti ogni giorno, sia indirettamente nel R&D, design produzione e logistica.

Per converso i nuovi millennial, nella stratificazione più bassa delle categorie della produzione, rifiutano il lavoro tradizionale in fabbrica a favore per esempio del delivery o consegna a domicilio.

Questo rifiuto ha di per sé due ragioni:l’una che per queste nuove occupazioni non necessariamente si ha l’obbligo di spostarsi dal proprio luogo di residenza ( si menzionava prima di 222 milioni di utenti dislocati nelle aree rurali); l’altra per un concetto di gestione del tempo dedicato al lavoro correlato all’aspetto economico. Ogni giorno, anche in ufficio, si vedono questi corrieri con cibo e bevande da consegnare al piano che, con frenesia e nervosismo, attendono l’ascensore ( Luckin coffee ne ha fatto un modello di successo quale antagonista di Starbucks). La loro corsa giornaliera con ogni tipo di intemperie porta un salario molto più alto di quello del tradizionale operaio di una catena produttiva- tra 650 e 900 euro rispetto a 320, 450 Euro).

Risulta quindi difficoltosa la ricerca di personale blue collars sia per il trattamento salariale sia per la gestione della vita privata ( la maggior parte degli operai nella fabbrica convenzionale vive generalmente nei dormitori forniti dall’azienda stessa).

L’altro passaggio inevitabile è la difficoltà da parte dell’imprenditore di reperire forza lavoro se non con la disponibilità di considerare salari più alti della media ma con il rischio di veder diminuita la propria competitività e quindi con la possibilità di essere costretto a localizzare la produzione fuori dalla Cina. 

Infatti, le associazioni degli industriali delle due aree maggiormente rappresentative della produzione in Cina, la Pearl e la Yangtze, sostengono che sarà difficile soddisfare le aspettative economiche dei lavoratori ma a Dongguan, nel Guangdong le stime prevedono che vi sarà una carenza in questi mesi di circa 100.000 lavoratori.

Qualche anno fa molte imprese avevano scelto la via dell’automazione; oggi la soluzione della robotica per produzioni con un valore aggiunto interessante non copre la pletora delle piccole e medie imprese,  ancorché sia in atto una fase di transizione- ancora non ben definita- verso un prodotto intrinsecamente qualitativo.

Non bisogna disconoscere che la Belt ad Road Initiative, al di là della  visione geopolitica, stia favorendo la localizzazione di imprese nella fascia dell’Africa Orientale ( abbigliamento e lavorazione del cuoio in Somalia ed Eritrea).

L’anno scorso, al meeting annuale dell’Asia Forum che si tiene a Bo'ao sull’isola di Hainan, ho avuto modo di partecipare ad una cena dove lo special guest era Jack Ma. Non nascondo l’interesse e la curiosità per i contenuti del suo intervento quando discorreva di e-business che dovrà superare l’e-commerce e che non ci sarà piu’distinzione tra Made in China o Made in Usa ma esisterà solo il Made in internet.

Alla domanda chi produrrà in futuro era seguita una risposta vaga e per lo più legata al concetto di Intelligenza Artificiale ma il quesito rimane insoluto in Cina come nelle altre parti del mondo.

Un ultima annotazione per la categoria impiegatizia la quale ancora può fondarsi nei grandi centri su una magmatica mobilità.

Sempre la tecnologia ha il sopravvento ed oggi ( in questi giorni) negli schermi presenti negli ascensori dei palazzi ad uso ufficio viene trasmessa la pubblicità di una nuova app denominata BOSS ( una specie di Linkdin cinese) con la quale viene regolata la legge della domanda e dell’offerta per la ricerca di nuove posizioni di lavoro senza più l’intermediazione di siti come JOB 51.

Quale sarà la prossima frontiera?

 

* general manager di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica, attiva in Cina da oltre 25 anni.


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