Il segnale è di due parole: «nuove infrastrutture». Il rimbalzo dell’economia cinese ancora convalescente per l’epidemia di coronavirus mischia vecchie strategie e nuovi obiettivi. Come nel 2008 la dirigenza del Dragone sembra intenzionata a fare leva su investimenti e opere pubbliche per uscire dalle secche economiche. Trascorsi 12 anni, il nuovo pacchetto di stimolo potrebbe essere «considerevolmente diverso» si legge in uno studio di China Briefing, progetto legato allo studio di consulenza Dezan Shira & Associated. Rispetto ai tempi della crisi finanziaria globale Pechino ha meno spazio di manovra e priorità differenti.
Più di un’indicazione l’ha data già a metà marzo la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme, ossia il più alto organismo di pianificazione economica del governo. Per favorire la crescita l’intenzione è quella di concentrarsi sullo sviluppo della tecnologia 5G, sulle reti, anche di ricarica, per la favorire la mobilità alternativa, sulla costruzione di data center, sui progetti di smart city (sono almeno 500 in tutto) che costellano ogni parte della Repubblica popolare. L’input politico si è tradotto in borsa nella corsa dei titoli legati alla tecnologia. «Terminata l’epidemia, ci sarà una nuova tornata di investimenti infrastrutturali, il focus passerà però dai progetti tradizionali e interventi di nuova generazione nel digitale», prevedeva anche Daniel Zhang, amministratore delegato di Alibaba, intervenendo a un convegno lo scorso 3 marzo nella metropoli di Hangzhou.
Al momento, però, «la risposta della Cina all’epidemia di Coronavirus si è rivelata ben al di sotto dei 4.000 miliardi di yuan (564 miliardi di dollari) che il governo aveva annunciato in risposta alle crisi finanziarie globali del 2008», sottolinea Randeep Somel, director of Global Equites di M&G Investment. «Poiché la situazione è sotto controllo, la risposta della Cina è finora consistita in un intervento per risolvere i problemi verificatisi nella ripresa della produzione». Comunque alla data del 20 marzo, ricorda Fitch, le 25 principali città e province avevano già predisposto progetti per circa 49mila miliardi di yuan, pari a oltre 6mila miliardi di euro, dei quali 987 miliardi da realizzare entro l’anno.
Secondo l’agenzia di rating, tuttavia, le infrastrutture di nuova generazione contribuiranno soltanto per il 14% del totale. A differenza dei progetti tradizionali, infatti, richiedono un maggiore know how tecnologico. In gran parte dovrebbero inoltre essere finanziate dalle società stesse o dal debito delle amministrazioni locali emesso attraverso veicoli speciali che permettono ai governi di indebitarsi. Contributi rilevanti, nel campo del 5G e delle linee di corrente ad alto voltaggio Uhv saranno quindi affidate a State Grid of China, pronta a mettere sul piatto 181 miliardi di yuan e dagli operatori China Mobile, China Telecom e China Unicom.
Il politburo del Partito comunista, intanto, ha dato luce verde alla possibilità di emettere titoli di Stato dedicati, che andranno a finanziare opere pubbliche in tutto il Paese. Anche se, tra gli economisti, c’è chi si domanda se non sia meglio destinare le risorse raccolte direttamente ai cittadini. Il dibattito sull’helicopter money è aperto. Dallo scoppio dell’epidemia, però, il tarlo che frulla nella testa della dirigenza è di equipaggiare al meglio il Paese per poter affrontare al meglio nuovi shock. (riproduzione riservata)