La Cina è in procinto di raccogliere più di 27 miliardi di dollari per quello che diventerebbe il più grande fondo cinese dedicato ai chip, nell'ottica di accelerare lo sviluppo di tecnologie all'avanguardia realizzate sul territorio nazionale e ridurre la dipendenza dalle apparecchiature estere.
Il veicolo sarà lanciato dal Fondo nazionale per gli investimenti nell'industria dei circuiti integrati, società statale che dal 2014 finanzia i produttori locali di chip, e che ora, secondo indiscrezioni di Bloomberg, starebbe radunando pool di capitali da governi locali e altre imprese statali per lanciare il suo terzo veicolo, che potrebbe superare i 200 miliardi di yuan raccolti dal suo secondo fondo.
Il terzo fondo sarà supervisionato direttamente dal ministero della tecnologia cinese e nel novero degli investitori ci sarebbero la città di Shanghai e altre città cinesi, oltre a China Chengtong Holdings Group e State Development and Investment Corp, che intendono impegnare miliardi di yuan ciascuno.
Sullo sfondo, gli Stati Uniti si preparano a inasprire le restrizioni tecnologiche volte a limitare i progressi cinesi nel campo dei chip e dell'intelligenza artificiale, mentre Huawei e il suo partner Semiconductor Manufacturing International (Smic) non riescono ancora a ridurre la dipendenza da attrezzature realizzate fuori dalla Cina.
Lo scorso anno, infatti, le due aziende si sono affidate alla tecnologia statunitense per produrre un chip avanzato a 7 nanometri in Cina, il che suggerisce che il Paese non e' ancora in grado di sostituire completamente alcuni componenti stranieri necessari per realizzare prodotti all'avanguardia come i semiconduttori.
Lodato come un grande passo avanti nella fabbricazione locale di semiconduttori, il processore realizzato da Smic lo scorso anno è stato inserito della serie Mate 60 Pro di Huawei e rispetto ad altri chip avanzati ha delle specifiche ancora obsolete. Inoltre, i macchinari utilizzati per realizzarlo provenivano ancora da fonti estere, tra cui la tecnologia del produttore olandese Asml Holding e gli attrezzi di Lam Research e Applied Materials - macchinari comunque ottenuti prima che gli Stati Uniti vietassero le esportazioni di apparecchiature alla Cina nell'ottobre 2022, spinti da timori per la sicurezza nazionale e per le presunte intenzioni di Pechino di usare i chip per fini militari.
Se da un lato oggi Pechino lavora per rafforzare la filiera nazionale, gli Stati Uniti continuano a fare pressione sugli alleati, tra cui Paesi Bassi, Germania, Corea del Sud e Giappone, affinché inaspriscano ulteriormente le restrizioni. (riproduzione riservata)