Zte sta lavorando al lancio di un laboratorio per la cyber-sicurezza in Italia. Luogo e ammontare dell’investimento non sono stati ancora svelati. Maggiori dettagli potrebbero arrivare già nelle prossime settimane. Da tempo il gruppo di Shenzhen lavora assieme a a Wind 3 e Open Fiber sulla nuova tecnologia 5G. Il colosso cinese delle telecomunicazioni, impegnato in Italia nello sviluppo della rete , con la realizzazione dell’infrastruttura per le sperimentazioni all’Aquila, rilancia sul tema a stretto giro dalle indiscrezioni di stampa sulla possibile esclusione del gruppo e di Huawei, l’altro gigante cinese del settore, dai progetti.
Ormai da mesi si parla, però, delle pressioni statunitensi sui partner europei affinché abbandonino la collaborazione con le due società. Giovedì 7 febbraio una nota del ministero dello Sviluppo economico smentiva eventuali messe al bando, della quale hanno parlato con la stampa "fonti qualificate" della Farnesina e del ministero della Difesa. “La sicurezza nazionale è una priorità e nel caso in cui si dovessero riscontrare criticità – al momento non emerse – il Mise valuterà l’opportunità di adottare le iniziative di competenza”, si legge nel comunicato.
Il nuovo Security Lab pensato da Zte lavorerà di concerto con i partner locali. Nelle intenzioni del gruppo , guidato in Italia da Hu Kun, il centro intende dare un segnale di impegno “alla massima trasparenza con propri stakeholder”. Zte precisa inotlre di considerare ogni iniziativa sui sistemi di certificazione, “un'opportunità di confronto su processi volti a mettere in evidenza la necessaria trasparenza e manifestando la piena collaborazione per la risoluzione di qualsiasi questione o necessità”.
Anche perché il gruppo entro il 2023 si è impegnata a investire 500 milioni di euro nella penisola sia per nel 5G sia nello sviluppo delle smart city. In questa direzione va proprio il centro di ricerca e innovazione inaugurato lo scorso anno all’Aquila.
Lo stesso Hu Kun a colloquio con Class Editori poco più di un anno fa, non aveva nascosto l’intenzione di fare del’Italia una piattaforma logistica per la società, capace di servire l’intera Europa occidentale. Nei progetti di Zte, considerata la geografia della penisola, il Paese non sarà soltanto un hub per la ricerca, ma potrà diventare un centro regionale di riassemblamento e riparazione, capace di soddisfare le necessità di altri Paesi europei.