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Azienda Infrastruttura

Il Porto di Genova nel Recovery Fund con 2 miliardi di investimenti

Parla il presidente dell'Autorità portuale Signorini. L'infrastruttura si arma per la svolta, mettendo in cantiere investimenti per quasi 2 miliardi di euro. In stand by le intese sulla Via della Seta. Si attende la decisione del governo


11/08/2020 11:55

di Luisa Leone - Class Editori

Paolo Emilio Signorini
Paolo Emilio Signorini, presidente dell'Autorità portuale

Due anni dopo il crollo del Morandi il porto di Genova si arma per la svolta, mettendo in cantiere investimenti per quasi 2 miliardi di euro. Lo racconta in questa intervista Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità Portuale.

Domanda. Presidente, a due anni dal Morandi quali riflessi ancora sul porto?
Risposta. Dal Morandi abbiamo recuperato; anzi, con l’apertura del nuovo viadotto ci troviamo a Genova in una situazione migliore della precedente. Al momento del tragico crollo la viabilità cittadina a mare del ponte era a due corsie e non c’era la via della Superba, aperta nel porto proprio per l’emergenza. Ora abbiamo tre corsie per senso di marcia in città, resta la Superba e poi c’è il nuovo ponte che è un’infrastruttura certamente più adeguata a una città moderna.

D. Tutto rientrato insomma?
R. Purtroppo no. A Genova la situazione è migliorata ma sulla rete autostradale ligure restano forti criticità. Rispetto a qualche settimana fa va meglio, ma diciamo che siamo passati da uno stato di grave disagio a uno di disagio.

D. Che cosa ha fatto l’Autorità per superarlo?
R. Ci siamo attivati per migliorare l’ultimo miglio stradale ma anche i collegamenti ferroviari, potenziandoli nel bacino di Prà, dove abbiamo già inaugurato il secondo binario, e riqualificando la galleria di Molo Nuovo, nello scalo di Sampierdarena, superando il problema dell’elettrificazione della linea.

D. Basterà per aumentare i volumi su rotaia?
R. Puntiamo a raddoppiare il traffico su rotaia dall’attuale 12-13% al 25%, facendo leva, oltre che su collegamenti migliori, anche sugli incentivi tariffari. Quelli in vigore sono legati all’emergenza, ma intendiamo chiedere alla Ue l’ok alla loro trasformazione in sgravi strutturali, vista la serie di emergenze che hanno riguardato il territorio ligure.

D. Sul fronte degli investimenti che risorse ci sono a disposizione?
R. Abbiamo in cantiere progetti per quasi 2 miliardi di euro e diversi bandi sono già stati aggiudicati. Per esempio, Pizzarotti realizzerà l’ultimo miglio stradale per 134 milioni; il progetto per la riqualificazione del waterfront, che vale circa 100 milioni, è stato affidato a Vitali; la progettazione dell’ampliamento dell’aeroporto di Genova, controllato dal porto, è stata aggiudicata a Onework. Ancora: stiamo per lanciare la prima fase, del valore di 150 milioni, per l’espansione dei cantieri di Fincantieri a Sestri Ponente, per la quale la legge di Stabilità ha messo a disposizione 480 milioni. E già prepariamo il bando per la fattibilità della seconda fase. Poi c’è la diga foranea..

D. La diga è un grosso investimento; dove prenderete i denari?
R. Abbiamo inviato a Palazzo Chigi le schede del progetto per farlo rientrare nel Recovery Fund con un finanziamento da 600 milioni.

D. Affronterete una concorrenza agguerrita...
R. Abbiamo il vantaggio di star già completando il progetto di fattibilità tecnico-economica, affidata a Tecnical, che contiamo sia ultimato a breve. E la Commissione Ue chiede all’Italia proprio di presentare progetti che abbiano superato almeno questo primo stadio. Puntiamo al lancio di un appalto integrato (progettazione e costruzione, ndr) per i primi mesi del 2021.

D. Cosco aveva minacciato di lasciare Genova, com’è finita?
R. Cosco ha comprensibilmente segnalato una situazione di difficoltà del lavoro nello scalo, dovuto in grandissima parte alla difficile situazione della viabilità ligure. Ma ciò non si è tradotto in un abbandono del porto da parte sua né di altri operatori. Per il semplice fatto che, per mille ragioni, resta il più competitivo per servire il Nord Italia.

D. E la joint venture con la Cina nell’ambito degli accordi sulla Via della Seta?
R. Genova, come altri porti, aveva avviato un’iniziativa di sviluppo commerciale. Poi sono subentrate tensioni di carattere geopolitico, riflesse anche a livello commerciale. Tensioni che hanno portato a mettere in stand by le intese, poi è arrivato il Covid a rendere più delicata la situazione. Come Autorità ci rimettiamo alle indicazioni che il governo darà sulla materia. (riproduzione riservata)


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