Mentre il presidente americano Joe Biden dichiara, a sorpresa, che intende visitare "presto" il Vietnam, con l'obiettivo di di "cambiare il rapporto" con la nazione del sud-est asiatico, si moltiplicano le analisi delle grandi banche internazionali sul momento favirevole dell'economia di quel paese.
Secondo Ashna Yarashi-Shah, analista dei mercati emergenti di Rbc BlueBay, il Vietnam dovrebbe essere l'economia a più rapida crescita dell'Asean, con una crescita del pil pro capite del 9,7% circa nei prossimi anni. Nei prossimi 3-5 anni il Paese investirà 30 miliardi di dollari per modernizzare le reti autostradali e logistiche, che rappresentano alcuni dei principali colli di bottiglia per far crescere gli investimenti diretti esteri nel Paese.
Negli ultimi anni, "il Vietnam e il resto dell'Asean hanno beneficiato degli spostamenti delle catene di approvvigionamento globali e il Paese sta diventando un nuovo polo manifatturiero, attirando sempre più investimenti esteri da parte di aziende globali come Apple, Samsung e Intel", ha spiegato Ashna Yarashi-Shah. Inoltre, "le delocalizzazioni dalla Cina al Vietnam sono ancora concentrate nella produzione a basso valore aggiunto, come l'assemblaggio finale, dove il Vietnam ha un vantaggio comparato notevole grazie ai costi di manodopera piu' bassi".
Yarashi-Shah indica che nell'ultimo anno il Vietnam ha affrontato varie difficoltà, tra cui un deterioramento del mercato immobiliare e un'improvvisa carenza di liquidità dovuta alla repressione della corruzione e alle riforme normative del mercato delle obbligazioni societarie. "Questo, unito al rapido aumento dei tassi statunitensi, ha costretto la Banca di Stato del Vietnam ad aumentare i tassi allo stesso ritmo per mantenere la stabilita' valutaria".
Tuttavia, "a distanza di sei mesi, la situazione è migliorata in modo significativo, grazie alle misure adottate dalla Banca centrale per migliorare la liquidità e al forte calo dei tassi di interesse, favorito dall'allentamento delle pressioni inflazionistiche". Inoltre, l'analista sottolinea che la Banca centrale ha adottato un approccio pragmatico per contenere l'eccessiva crescita dei prestiti, limitando così i problemi di qualità degli asset a livello di sistema.
"Prevediamo una forte crescita strutturale in Vietnam, sostenuta da una popolazione giovane e da redditi in aumento", aggiunge Yarashi-Shah, stimando che 37 milioni di persone entreranno nella classe media. Per l'esperta questo dovrebbe sostenere un trend di consumi interni estremamente forte nei prossimi anni, con una crescente penetrazione del retail moderno e della formalizzazione.
"Nonostante i problemi riscontrati di recente nel settore immobiliare, ci aspettiamo che l'aumento del pil pro-capite fornisca un sostegno strutturale a una domanda abitativa estremamente forte nei prossimi anni", puntualizza Yarashi-Shah, considerando anche che "l'acessibilita' economica rimane buona, soprattutto per la classe media, mentre l'offerta di alloggi rimane limitata a causa del rallentamento delle licenze rilasciate negli ultimi 2-3 anni". L'analista suggerisce che entro la fine del 2025 ci sarà l'occasione di una domanda abitativa non soddisfatta di un milione di case.
In definitiva, "le valutazioni del Vietnam appaiono molto attraenti, in termini di rapporto prezzo/utile, che sono vicini ai minimi degli ultimi 10 anni". Sebbene Yarashi-Shah precisi che il problema principale per gli investitori internazionali rimane quello delle rigide limitazioni alle proprieta' straniere, che riducono il set di opportunita' solo a poche imprese, a lungo termine in realta' questi problemi dovrebbero scomparire.