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Abbigliamento, a breve la Cina sarà il primo mercato al mondo

Anche a causa della crisi causata dalla pandemia di coronavirus, gli Stati Uniti sono destinati a perdere il loro primato, secondo gli analisti di Global data, che stimano in 297 miliardi di dollari, con un calo del 15% sul 2019, le perdite di fatturato nel 2020, I casi di Adidas e di 7-Eleven con vendite record


04/06/2020 15:35

di Tiziana Molinu - Class Editori

settimanale

La crisi legata alla diffusione del covid-19 contribuirà a portare il mercato cinese dell'abbigliamento al primo posto a livello globale, superando gli Stati Uniti nei prossimi tre anni, secondo gli analisti di Global data, società di ricerche e analisi di mercato inglese con 50 anni di storia alle spalle.

Secondo la società di ricerca, nel corso di quest'anno, il virus farà perdere 297 miliardi di dollari al mercato globale dell'abbigliamento, un calo del 15,2% rispetto al 2019. I mercati su cui questa perdita graverà maggiormente, i più duramente colpiti, saranno quelli più maturi. Così gli Stati Uniti, a oggi il più grande player del settore, rappresenteranno il 42% di tutta la spesa persa, il che contribuirà a maggiori richieste di fallimento da parte delle società di moda nei prossimi mesi.

D'altra parte, sostengono gli analisti inglesi, i mercati Apac dovrebbero essere in una posizione migliore per contrastare l'impatto della pandemia rispetto alle loro controparti americane ed europee, grazie alla crescita della domanda interna.

«Prevediamo che i mercati Apac in via di sviluppo, tra cui Cina, India e Corea del Sud, aumenteranno la loro posizione nei primi 10 mercati globali dell'abbigliamento entro il 2023, mentre i mercati occidentali maturi perdono terreno». Tutto ciò porterà quindi la Cina a superare gli Usa entro il 2023 e guadagnare il primo posto come best player del segmento.

«Anche se la ripresa è già iniziata in tutti i mercati Apac, le vendite di abbigliamento richiederanno un po' di tempo per riprendersi in un contesto di calo della fiducia dei consumatori, di crollo del turismo, di minaccia di un'imminente recessione globale e di alti tassi di disoccupazione», ha dichiarato Vijay Bhupathiraju, analista retail di Global data.

«Tuttavia, alcune delle vendite perse saranno compensate dal livello di revenge spending da parte di coloro che vogliono e possono spendere. Alcuni marchi in tutta la Cina, per esempio, stanno vedendo le vendite dei negozi tornare all'80-100% dei livelli di trading pre-virus mentre il Paese allenta le misure di blocco». 

Un caso per tutti è quello della tedesca Adidas che nella Greater China, primo grande mercato dell'azienda sulla strada della ripresa, ha tutti gli store gestiti in proprio e dai partner operativi da metà aprile.

Mentre a maggio il traffico dei negozi è rimasto al di sotto del livello dell'anno precedente, ciò è stato più che compensato da un aumento dei tassi di conversione e dall'eccezionale crescita dell'e-commerce. Di conseguenza, la crescita complessiva dei ricavi nella Grande Cina per il mese di maggio è risultata positiva e Adidas prevede che nel secondo trimestre le vendite nel Paese asiatico torneranno ai livelli dell'anno precedente. 

In linea con la volontà del gruppo di normalizzare gradualmente il proprio business, quasi tutti i negozi in altri mercati dell'area Asia-Pacifico e nei mercati emergenti hanno ripreso a operare.  Nel complesso circa i due terzi dei punti vendita in tutto il mondo del gruppo tedesco sono attualmente attivi, mentre i tassi di rapertura in Nord America e America Latina sono ancora significativamente inferiori al 50%. 

Un ulteriore segnale sulla forte ripresa dei consumi in Cina, almeno a livello di mass market, arriva dal successo della prima apertura nel Dragone della catena giapponese 7-Eleven, caratterizzata da bassi prezzi. 

L'apertura del negozio di Changsha, capitale dello Huna, nella Cina centrale, ha registrato vendite, il primo giorno, pari a oltre 70 mila dollari, record assoluto a livello globale. Il negozio è gestito  da una società cinese, la Hunan Friendship&Apollo Commercial Corporation, che ha fatto un contratto di franchise con 7-Eleven lo scorso ottobre. L'apertura è stata poi rinviata, causa coronavirus, allo scorso 30 maggio.

Secondo fonti locali i clienti del supermercato alimentare sono stati oltre 5 mila in un solo giorno, che si sono buttati sui prodotti più classici della cucina giapponese, dal sushi ai rice noodles e al bento opportunamente speziati, come piacciono ai cinesi.



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