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Adrian Cheng: «La Cina è il futuro del lusso e vi spiego perché»

A capo di un gruppo da 20 miliardi di dollari, New World Development, ha inventato un format di successo a Hong Kong, il mall k11, che guarda con molta attenzione ai brand del made in Italy. La sua visione: più online store, più streaming shopping, portare le mostre sul cloud, usando TikTok e Alibaba e per quanto riguarda la piattaforma di learning, culture academy...


30/06/2020 12:52

di Chiara Bottoni e Stefano Roncato - Class Editori

settimanale
Adrian Cheng è a capo del gruppo New World Development

Il cambiamento fa parte del Dna di Adrian Cheng. A dimostrarlo sono le numerose iniziative avviate dal businessman di Hong Kong, a capo di un impero valorizzato 20,7 miliardi di dollari. Nel 2020 Cheng si è posto l'obiettivo di reinventare un business familiare per creare valore condiviso. Come ceo di New world development, l'imprenditore supervisiona oggi attività che spaziano dall'immobiliare alla gestione della catena Rosewood hotels & resorts fino Chow Tai Fook jewellery. Nella moda, Cheng ha portato a Hong Kong, all'interno del mall K11 Musea di Victoria dockside, il multimarca italiano Antonia programmando altre aperture in diverse città cinesi. Come ha raccontato a MFFashion in questa intervista.

Domanda: In che cosa consiste la sua visione innovativa per creare valore condiviso?

Riposta: Fondamentalmente concentrarsi su tre punti. Primo, potenziare la cultura e la creatività. Secondo, sostenere l'innovazione sociale. E terzo, creare soluzioni sostenibili per la vita moderna. Grazie a un valore creativo condiviso siamo in grado di bilanciare gli interessi degli shareholder e degli stakeholder, creando una nuova connessione tra il successo aziendale, il progresso sociale e il benessere delle persone. La mia speranza è quella di condividere la mia visione, la mia esperienza e le mie risorse con gli azionisti e i partner in tutto il mondo. E di trovare un ecosistema molto centrato sul cliente per servire le comunità in cui operiamo, mentre continuiamo ad avanzare e a progredire nel mondo degli affari. 

D. Qual'è stato il suo impegno verso la comunità in concomitanza con l'epidemia di covid?

R.Nwd-New World Development è stata la prima corporate di Hong Kong a creare un fondo anti-epidemic da 10 milioni di dollari di Hong Kong per aiutare le famiglie locali. Abbiamo anche distribuito più di 2 milioni di mascherine sanitarie e 10 mila preventive kit. E soprattutto, Nwd è la prima corporate di Hong Kong a creare la sua linea di produzione di mascherine con l'obiettivo di produrre 7 milioni di mascherine e mask kit al mese per la distribuzione globale attraverso la nostra nuova piattaforma#lovewithoutborders. Questo sta davvero aiutando le famiglie a basso reddito e permette loro di accedere in maniera efficiente ed innovativa ai distributori automatici. Sono operativi 35 distributori masks to go automatici e dispenser che stanno aiutando 40 mila famiglie a basso reddito.

D. Dietro il K11 c'è un concetto di creare la Silicon Valley of culture. Come le è venuta quest'idea?

R. La mia visione è quella di lavorare con poteri creativi provenienti da diverse discipline e culture, tra cui architetti, designer, artisti e ambientalisti per far proliferare talenti da tutto il mondo e democratizzare l'approccio alla cultura. Con il Victoria Dockside, è stata la prima volta che abbiamo integrato in un unico progetto l'hotel a 6 stelle Rosewood Hong Kong, la destinazione retail K11, il building di uffici K11 Atelier e le residenze di lusso K11 Artus, avvicinando il pubblico all'arte ed alla cultura in maniera spontanea evitando la necessità di recarsi fisicamente a mostre e musei. Fondamentalmente è come un hub culturale dove stiamo cercando di rinvigorire l'intero water front dell'area di Tsim Sha Tsui. L'idea della Silicon Valley of culture non è solo quella di celebrare la creatività, la cultura, l'innovazione e la sostenibilità, ma anche di dare la possibilità a tutti questi architetti, designer e artisti di crescere e avere un polo culturale come un trampolino di lancio per infondere diversi tipi di creatività. Non si tratta di consumo materiale, ma di consumo di cultura.

D. Come si legano la tecnologia e l'innovazione all'idea di cultura, arte e moda?

R. La tecnologia migliora sostanzialmente l'interconnessione tra cultura, arte e moda. È un modo per aiutare i consumer a usufruire della cultura in modo molto più efficiente. Per esempio, abbiamo una app digitale e abbiamo un K dollar, che è una criptovaluta che abbiamo inventato. Questa moneta può essere accumulata e spesa in arte, cultura e moda in ognuno dei nostri shopping mall. La tecnologia e l'innovazione non solo migliorano l'esperienza, ma grazie a esse possiamo anche rendere tutto molto più facile. In un solo mese abbiamo creato il nostro mini programma Wechat, chiamato K11 online store, per consentire ai clienti durante il covid-19 di provare esperienze di virtual reality e artificial intelligence, corsi, acquistare prodotti di qualità e seguire online questo viaggio del K11. Abbiamo anche un canale con cui stiamo vendendo online in live streaming, con 20 mila visitatori in due settimane, e possiamo usare la tecnologia per fare virtualmente dei tour tra le nostre mostre sul cloud. Il tutto è introdotto da influencer locali e curatori per presentare alcuni artisti contemporanei cinesi e ha avuto anche 1 milione di spettatori.

D. Da dove le è venuta l'idea di creare K11 e quali saranno le prossime aperture?

R. Stiamo pianificando di aprire 36 progetti in totale tra cui delle aperture entro il 2025. Nel 2008 ho creato K11, un nuovo concetto retail di museo culturale per reinventare in questo modo il nostro impegno con la nuova cultura e l'arte nella società. Attraverso la fusione di arte, cultura, moda, architettura, design e innovazione siamo in grado di democratizzare l'arte e di creare nei millennials cinesi l'abitudine di andare ad apprezzare la bellezza della cultura. Questo hub culturale immersivo si sta evolvendo e offre una esperienza concreta che ha l'obiettivo di incubare la prossima generazione di creativi e talenti in tutto il mondo.

D. Dove sarà la prossima apertura?

R. La prossima sarà alla fine di quest'anno a Wuhan. Poi ne abbiamo altre in programma a Shenzhen, Pechino, Ningbo, Hangzhou e Tianjing. Quest'anno apriremo Tianjing e Wuhan, a settembre e a fine dicembre. Ogni anno ne apriremo uno fino al 2025.

D. Ha mai pensato di venire in Europa con un K11 mall?

R. Mi piacerebbe molto. Se ce ne fosse la possibilità…

D. Come è cambiato il mercato asiatico dopo il Covid-19? Cosa desiderano i consumatori in questo momento?

R. Penso che, in termini di business, sia un momento difficile per tutti. Credo che la digitalizzazione stia diventando un trend, come anche il benessere e la sostenibilità. Con giugno si è già tornati alla normalità. Ci siamo adattati molto per reinventare il nostro modello di business. A Shanghai credo che maggio sia in crescita del 13% rispetto all'anno precedente. La nostra visione è che vogliamo avere più online store, più streaming shopping, portare le nostre mostre sul cloud, usando TikTok e Alibaba. Abbiamo anche la nostra piattaforma di learning chiamata K11 culture academy, dove i manager sono rimasti in contatto con i nostri clienti durante la pandemia e continuano a creare la missione di valore condiviso. Abbiamo diversi tipi di corsi culturali online per conoscere l'arte, il design, la cultura in tutte le sue diverse forme.

D. Farete dei progetti online con alcuni di questi grandi online retailer, come Alibaba?

R. Sì, certo, lavoriamo con tutti. Abbiamo già lavorato con loro.

D. Farete qualcosa di speciale con loro in futuro?

R. Perché no? Penso che per la moda sia molto importante e interessante perché la creatività e la realtà si trasformano in dialogo culturale. Non ci sono confini nel mondo della moda, quindi portare avanti online e offline è un must. Rispetteremo davvero la creatività, gli artigiani e i designer. Abbiamo una selezione di marchi di moda, soprattutto con l'arrivo di K11 Antonia, che abbiamo aggiunto alla nostra incredibile lista. Abbiamo un negozio di Chiara Ferragni, abbiamo diverse tipologie di nuovi store come Golden Goose, Gcds che amiamo molto, Palm Angels e anche Off-White.

D. Per quanto riguarda Hong Kong? Come vanno gli affari?

R. Hong Kong ha avuto un grande revenge buying a maggio, quindi le vendite sono aumentate del 30% rispetto al normale. Non solo è tornata alla normalità, ma alla normalità più un 30%. Credo che l'estate sarà un momento molto importante.

D. Perché le piace la moda? Per lei sono affari o è anche una passione?

R. Mi piace che non ci siano confini, che sia in continua evoluzione. La moda è di facile accesso, ma è anche una forma di apprezzamento dell'arte. È un mondo molto immersivo ed è questo che mi affascina. Ecco perché abbiamo tutti questi brand nel K11.

D. Pensa che l'Asia guiderà l'economia del lusso in futuro?

R. Sì, perché ora, se si guarda al consumatore cinese, questo rappresenta già il 50% del mercato globale del lusso, dove il 30% degli acquisti viene fatto in tutto il mondo e il restante 20% in Cina. Quindi, in totale, i compratori cinesi sono più del 50% di quelli mondiali. Credo che entro il 2025 ci sarà un grande potenziale da parte dell'Asia e del mercato a lungo termine. Se si guarda alle vendite di lusso in questo momento nella Greater China o in Asia, sono in pieno boom.

D. E la nuova generazione di consumatori? Può darci tre consigli per conquistarli?

R. Il primo è offrire il massimo della qualità. Il secondo è il servizio personalizzato. E poi il terzo è l'ecosistema creativo e la cultura con molti programmi che facciano da contorno al marchio. Non puoi avere una sola attività di marketing, devi avere programmi culturali costanti, in modo che le persone si affezionino al tuo marchio e capiscano che si tratta di qualcosa di molto di più, di un bagaglio di conoscenza. Si deve puntare sul learning. La gente spenderà soldi ma vuole anche imparare e scoprire, vuole imparare di più su specifiche skill e su come entrare nel tuo "club". Per esempio, nel K11 museum abbiamo tour, programmi per bambini, green tour per i nostri clienti, abbiamo workshop, abbiamo eventi musicali... Cose in cui le persone possono immergersi fisicamente e culturalmente.

D. Quale sarà, secondo lei, l'equilibrio tra lo shopping fisico e lo shopping online?

R. Rimango abbastanza positivo sul futuro del retail fisico perché l'online a volte è troppo veloce e i suoi prodotti non si possono toccare, sentire o annusare. Abbiamo bisogno di interazione umana, non possiamo perderla. Ma anche l'online è importante. Penso che il retail fisico non debba limitarsi ad attrarre. Ora, in pratica, ogni negozio non è un semplice negozio.

D. Qual è la sua visione del futuro del fashion industry in generale?

R. Penso che l'industria della moda in futuro vedrà un consolidamento. Ci sono marchi che non hanno brand equity o che non hanno alcun vantaggio o beneficio. Ci saranno molti grossi marchi e brand indipendenti in ascesa che cresceranno e che cammineranno assieme ai millennials e alla nuova generazione. I millennials stanno correndo così veloci che non sanno nemmeno cosa siano i brand, anche se potrebbero avere un heritage. Penso che il futuro della moda sarà molto più semplice. I canali di vendita diretta al consumatore si svilupperanno attraverso l'online, il mobile, e così via. Anche il modo in cui presentiamo il fast fashion è importante e il modo in cui fonderemo la moda con il wellness e la creatività sarà molto diverso. Ci saranno più collaborazioni, il gioco cambierà. Chi lo capirà lo reinventerà anche e creerà qualcosa di nuovo.

D. Quindi vede nuove regole per il mercato e un nuovo equilibrio tra grandi gruppi e piccoli marchi?

R. Non ci sarà più nessuna via di mezzo. I gruppi più grandi diventeranno ancora più grandi e avranno ancora più successo, ma anche quelli piccoli cresceranno. È ciò che sta nel mezzo che non esisterà più.

 

D. Per quanto riguarda l'Europa, ha intenzione di investire in fashion company o nel campo del retail?

R. Facciamo molti affari con i brand italiani, il nuovo Antonia di Hong Kong si estende su 5.700 metri quadrati e ci sono circa 50 marchi. E io cerco sempre di investire in Europa anche nella moda e nel retail, ma dobbiamo trovare le opportunità. Stiamo collaborando con molte belle realtà della moda, se qualcosa funziona bene, pian piano investiremo anche noi. Ci vuole tempo ma siamo sempre interessati.

D. Prima ha parlato di qualità dei prodotti, cosa pensa del Made in Italy? È un fattore chiave per le aziende?

R. Sì, è un fattore molto importante ed è molto ben accolto e apprezzato dai clienti. Penso che gli artigiani siano i migliori in Italia, davvero unici e con una lunga storia e credo che questo sia molto importante per la qualità di un prodotto. Il Made in Italy significa qualità, ecco perché dobbiamo preservare e conservare quegli artigiani che stanno lavorando così bene e che sono artefici dei prodotti italiani.

D. Lei lavora con i più grandi e straordinari marchi del mondo e recentemente, negli ultimi mesi, alcuni di loro hanno fatto degli errori culturali venendo in Cina. Cosa suggerisce?

R. Penso che si tratti di localizzazione. È importante che, a volte, le decisioni non vengano prese in Italia o a Parigi. Alcune decisioni devono essere prese nel mercato locale, ma poi il dilemma è quando la decisione presa localmente si deve allineare con la visione della strategia dell'headquarter. Questo balance è molto difficile, ma è importante avere equilibrio per incubare talenti e avere persone in grado di comprendere entrambe le culture. Nella moda e nella creatività, ognuno tende ad avere la propria opinione e molte volte non ha un'opinione aperta a compromessi.

D. Qual è il segreto del suo successo? Ha fatto così tanto in così poco…

R. Sono molto coraggioso a reinventare e rompere. Sono molto fortunato a essere in grado di guidare e creare qualcosa di nuovo per il mio family business, aggiungendo qualcosa di rivoluzionario. (riproduzione riservata)


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