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Boom dell'export in Cina delle Marche, cresce di 10 volte

Il dato Istat si riferisce ai primi 9 mesi di quest'anno, ma già nel 2022 l'export della Regione era cresciuto del 82% a 23 miliardi, con un +156% verso la Cina. La spiegazione sta nei farmaci prodotti dallo stabilimento Pfizer di Ascoli Piceno, tra cui un antivirale, in funzione anti-Covid


13/12/2023 18:12

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Rossella Bruni, direttore stabilimento Pfizer di Ascoli Piceno

Dai dati comunicati dall'Istat sull'export italiano nel terzo trimestre, emerge che la regione Marche ha dato il maggior contributo alla crescita annuale dell'export nazionale (+1%) grazie all'export in Cina, che è decuplicato nei primi nove mesi di ques'anno.

L’aumento delle esportazioni è elevato per il Sud (+15,9%), più contenuto per il Nord-ovest (+3,5%), modesto per il Nord-est (+0,2%), mentre si rileva una flessione per il Centro (-1,6%) e una più decisa contrazione per le Isole (-20,2%).

Nello stesso periodo le altre regioni che hanno maggiormente contribuito alla crescita su base annua dell’export nazionale sono state la Campania verso la Svizzera (+107,4%), la Toscana verso gli Stati Uniti (+30,7%) e del Piemonte verso Francia (+19,5%), Germania (+18,0%) e Spagna (+21,2%). Apporti negativi, invece, provengono dalla contrazione dell’export delle Marche verso Belgio (-59,7%), Stati Uniti (-52,3%) e Germania (-40,5%), della Toscana verso la Svizzera (-35,5%) e del Lazio verso Belgio (-28,6%) e Germania (-17,8%).

Il boom marchigiano si spiega soprattutto con i prodotti farmaceutici del colosso americano Pfizer che ad AscoliPiceno produce farmaci per tutto il mondo e in particolare milioni di confezioni di Paxlovid, il farmaco antivirale orale contro il Covid-19, venduto a centinaia di euro per unità, oltre al “sempre verde” Viagra.

Il sito produttivo marchigiano, che ha un volume di produzione di circa 130 milioni di confezioni di farmaci all’anno e rifornisce cento Paesi nel mondo, è stato selezionato della multinazionale americana (insieme a quelli di Friburgo, in Germania e Newbridge, in Irlanda) per la produzione della compressa antivirale.

«Pfizer ha scelto il nostro stabilimento per via delle tecnologie presenti nel sito, per l’elevata professionalità delle persone che ci lavorano e per la capacità dimostrata negli anni nel garantire in maniera affidabile la fornitura di farmaci con elevati standard di qualità», spiega Rossella Bruni, direttrice del sito produttivo.

L’avvio di questa nuova produzione ha fatto schizzare la crescita del settore farmaceutico regionale, che nel 2022 ha registrato un +481%. Un giro d’affari che vale 9 miliardi e mezzo di euro e che ha portato a un ampliamento dell’organico e a un piano di investimenti di oltre 30 milioni di dollari.

«Nel 2022 dal nostro stabilimento sono uscite 15 milioni di confezioni del farmaco contro il Covid e 10 milioni sono quelle che usciranno, in totale, nel 2023», dichiara Bruni. «Per far fronte a questa nuova produzione, abbiamo investito nell’adeguamento del sito in diversi modi: acquistando nuovi impianti e macchinari, favorendo la sostenibilità energetica e ambientale e, soprattutto, sulle risorse umane necessarie per supportare il lancio e la produzione di questo farmaco». (Ripoduzione riservata)


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