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Cina, robusto il trend della domanda di lusso, boom di Tiffany

Lo hanno evidenziato di dati del secondo trimestre. Nel mese di maggio Tiffany ha quasi raddoppiato le vendite. Il fenomeno del revenge spending sta interessando tutta la Cina continentale. La domanda sta premiando soprattutto i brand con un solido servizio di e-commerce


18/08/2020 12:18

di Marco Vignali - Class Editori

settimanale
Anelli di Tiffany

La maggior parte dei brand del settore lusso, da Ferrari a Hermès, ha registrato una domanda robusta, anche durante il secondo trimestre dell'anno, in particolare per i clienti in Cina e in Nord America.

Nella Cina continentale, dove i negozi sono stati aperti durante il secondo trimestre, si sta registrando il classico fenomeno di "revenge spending", con i consumatori che sono tornati prepotentemente a fare acquisiti. “Le vendite di moda e di pelletteria sono aumentate di oltre il 60% nel trimestre. Nel frattempo, Tiffany ha registrato un aumento del 90% delle vendite nel mese di maggio nella sola Cina, e Nike, pur essendo un marchio più wholesale, è tornata a crescere sei settimane prima del previsto nella Cina continentale”, hanno evidenziato gli analisti di Gam, un gestore di fondi d'investimento specializzato sui mercati orientali.

Se la crisi ha infatti colpito i brand in modalità abbastanza uniforme, il rimbalzo sta differenziando i marchi in base alle loro reazioni e alla loro reputazione. “In tempi come questi, i consumatori tendono a preferire marche che conoscono meglio. Guardando verso la ripresa, crediamo che emergerà nuovamente la polarizzazione delle performance che abbiamo visto prima del Covid-19, differenziando ulteriormente i vincitori e i perdenti”. Per gli addetti ai lavori del settore, il peggio sembra dunque essere passato ed il declino del secondo trimestre andrà diminuendo nel terzo quarto dell’anno.

Questa opinione largamente diffusa è certificata anche da una serie di numeri incoraggianti: Prada, ad esempio, ha registrato un calo delle vendite a una sola cifra nel mese di luglio, una ripresa notevole rispetto ai mesi precedenti. Un'azienda come Ferrari, molto orientata all'offerta, ha visto gli ordini crescere di due cifre a luglio. Tuttavia, a seconda del ramo specifico, la ripresa potrebbe configurarsi in maniera non omogenea, agevolando particolari settori del lusso rispetto ad altri.

Secondo Gam, “la chiave è aspettare e vedere fino a che punto tutto ciò sarà sostenibile. Categorie come la gioielleria di alta gamma, così come la pelletteria, avranno probabilmente un forte ritorno, dato che si tratta di articoli acquistati a bassa frequenza, e quindi potrebbero beneficiare di una domanda repressa. L'abbigliamento, al contrario, è un articolo ad alta frequenza che potrebbe soffrire a causa della perdita di opportunità di acquisto”. Inoltre, è bene evidenziare che il 35% della domanda del settore è costituita da consumatori cinesi, con poco più della metà di tale valore legato ai turisti cinesi al di fuori della zona continentale del Paese.

“Stiamo assistendo a una crescita massiccia dei consumi di lusso all'interno della Cina, stimolata dall'impossibilità dei consumatori di effettuare spese durante i viaggi internazionali”. Per tale motivo, anche in questo settore, l’avvento della tecnologia sarà fondamentale in termini di differenziazione e di offerta.

“Nel complesso, i marchi più forti hanno compiuto sforzi elevati per migliorare il loro servizio e-commerce rispetto ai marchi più deboli. Il 50% delle vendite di L'Oreal in Cina sono ora online, guidate da iniziative come il live-streaming. Prima della crisi, l'online rappresentava il 7-8% delle vendite del settore, e prevediamo che questo dato raddoppierà dopo la crisi” concludono gli esperti. (riproduzione riservata)

 

 


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