I mercati russo e cinese stanno mettendo sotto pressione il settore del legno-arredo, uno dei comparti industriali più importanti dell'export, che pure ha chiuso il 2021 in modo molto positivo con un +14% di crescita del fatturato alla produzione, rispetto al 2019, in termini assoluti 49 miliardi contro 43 miliardi.
Positivo anche l'export con un +20,6% sul 2020 e +7,3% sul 2019 per un valore pari a oltre 18 miliardi di euro (erano 17 del 2019) pari a oltre il 37% dell'intero settore.
La Russia pesa infatti 410 milioni di euro sul totale esportazioni della filiera legno-arredo (dati aggiornati a novembre 2021) contro i 435 del 2019, con una diminuzione di circa 6 punti percentuali in due anni. Il macro sistema arredamento e illuminazione vale circa 340 milioni di euro, dai 361 nel 2019, con una diminuzione registrata anche in questo caso di circa 6 punti.
Nella "classifica" dei Paesi verso cui l'Italia arredamento esporta la Russia è al nono posto, dietro a Cina, Spagna e Belgio, secondo i dati di preconsuntivo sul 2021 della Federlegno, diffusi oggi.
Sul fronte delle importazioni, la filiera del legno-arredo pesa 136 milioni di euro, registrando un incremento rispetto al 2019 addirittura del 41,2%. «Questo dato alla luce degli sviluppi geopolitici non può che farci alzare il livello di guardia, non soltanto per l'export dei nostri prodotti, ma anche per le importazioni di legnami: la Russia è un fornitore importante per la nostra filiera, che compra all'estero circa l'80% del legno che poi lavora», ha spiegato Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo.
«Il ruolo della Russia è fondamentale per calmierare i prezzi: se blocca le vendite di legname, come aveva già iniziato a fare da gennaio, questo farà schizzare, ancor di più, i prezzi verso l'alto», ha continuato Feltrin, «Paesi come la Cina, per esempio, sono disposti a pagare qualsiasi prezzo per importare legno e tutto questo arriverà a cascata sul consumatore finale e minerà la competitività delle nostre aziende che potrebbero trovarsi a gestire un corto circuito in cui non riescono a evadere gli ordini per la mancanza di materie prime e al tempo stesso sono soffocate dal caro energia che si sta già riversando sui listini dei prodotti finiti».
A questi numeri va aggiunto un valore, non direttamente misurabile, che corrisponde ai consumi dei russi che vivono anche e soprattutto all'estero e che acquistano prodotti del made in Italy prediligendo spesso la fascia di lusso. È facilmente immaginabile, conclude la Federlegno, che «il blocco dei conti correnti dei russi avrà pesanti ricadute negative anche sul nostro settore». (riproduzione riservata)