Il revenge spending è una realtà per Prada in Cina. A sottolinearlo è il ceo Patrizio Bertelli. L’imprenditore, a capo del gruppo assieme a Miuccia Prada, ha sottolineato come, dall’apertura degli store, le vendite nel mercato cinese siano progredite a passo spedito, superando ampiamente quelle dello stesso periodo di un anno fa. Bertelli ha sottolineato come l’interesse dei consumatori cinesi verso i beni di lusso sia rimasto forte, nonostante la pandemia, che ha penalizzato l’economia mondiale e congelato i viaggi all’estero.
«La Cina è stata il primo paese ad uscire dal lockdown e abbiamo assistito alla classica ripresa a V con le vendite che sono tornate in territorio positivo già dalla fine di marzo dopo la riapertura dei nostri negozi. Il trend ha continuato ad accelerare nei mesi successivi fino a oltre il 60%», ha raccontato, aggiungendo che: «Ad oggi le vendite del gruppo in Cina hanno già ampiamente superato i livelli del 2019, evidenziando una crescita a doppia cifra da inizio anno. Riteniamo che nei mesi futuri si possa mantenere lo stesso trend». Il gruppo ha archiviato il primo semestre con un fatturato di 938 milioni di euro, in flessione del 40% a cambi costanti.
Nel primo semestre di quest'anno Prada il mercato Asia Pacific ha registrato ricavi per 370 milioni di euro, il 18% in meno dello'anno scorso che si era chiuso con un fatturato di 455 milioni. Le dichiarazioni di Bertelli confermano quelle di qualche giorno fa da un'altro patron del lusso italiano Diego Della Valle a capo del gruppo Tod's. «Nelle ultime settimane stiamo vedendo incoraggianti segnali di ripresa, in particolare in Cina, dove stiamo registrando tassi di crescita a doppia cifra, mentre l’Europa e le Americhe restano deboli, fortemente penalizzate dall’assenza di turisti, aveva spiegato Della Valle commentando i risultai di gruppo del primo trimestre che ha registrato un calo del fatturato del 43% a 256 milioni di ruro, di cui 74 milioni registrati nel mercato cinese, in calo del 33%.
Intanto, all'insegna del mercato cinese, come polo di attrazione estera del lusso italiano, si chiude oggi a Vicenza la più importante fiera italiana dedicata al gioiello, nell'inedito format Voice-Vicenzaoro international community event, che ha visto la presenza di 373 aziende, per il 93% italiane, dalla manifattura orafa all’alta gioielleria, dagli orologi fino a packaging e tecnologia.
L’evento, che ha rappreesentato il primo appuntamento fisico del settore dopo l’emergenza sanitaria, ha offerto una panoramica e un’analisi sui trend futuri grazie anche a incontri mirati e conferenze stampa con i maggiori esperti italiani e internazionali.
Tra gli eventi di sabato, particolare interessa ha suscitato la conference organoizzata da Ice su «E-commerce e nuove opportunità per l’internazionalizzazione. Focus Cina su Jingdong e WeChat» che ha visto il confronto tra Carlo Maria Ferro, presidente dell'Agenzia per l'Export, Giampaolo Bruno, direttore dell'ufficio Ice di Pechino e Nicola Canzian, direttore per l'Italia di Tencent che ha spiegato il progetto di e-commerece sulla piattaforma Wechat. (riproduzione riservata)