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Azienda Manifatturiero

La Marzocco, così la manifattura fiorentina conquista anche la Cina

Il marchio centenario fondato a Firenze dai fratelli Bambi per produrre macchine da caffé di qualità superiore è diventato un campione dell'export italiano nel mondo, con Cina e Stati Uniti come mercati di punta. Nella repubblica popolare, dove ha aperto, quest'anno, una seconda sede a Guangzhou, il fatturato si è moltiplicato di 6 volte in quattro anni


30/11/2023 12:55

di Marco Leporati*

settimanale
Guido Bernardinelli, ceo di La Marzocco

Ci sono in Italia aziende centenarie che, per ragioni dovute a fattori interni od esterni hanno diversificato gli obiettivi aziendali o sono state costrette a cessare la propria peculiare attività catapultandosi alla fine nelle mani di altri azionisti con fini completamente diversificati. Ci sono invece aziende che sono riuscite nel corso del secolo scorso a mantenere l’integrità di business con un’azione di rinnovamento continuo in linea con l’evoluzione del mercato e del gusto dei consumatori.

La Marzocco appartiene a questa seconda categoria e tanto più interessante è la sua storia, e il suo successo, perchè nel corso degli ultimi dieci anni è diventata anche un campione del made in Italy nel mondo, in particolare nei due maggiori mercati globali, Stati Uniti e Cina, e performance significative anche in Australia, Singapore, Giappone e Nuova Zelanda. Alla fine del 2022 la quota estero dei venti mercati più significativi ha rappresentato il 95% del fatturato cresciuto, nonostante gli anni bui della pandemia, del 12 % rispetto al 2021, a 250 milioni di euro. In particolare la Cina dove è stata costituita la prima filiale nel 2017 e una seconda quest'anno, oggi ne rappresenta il 12%. Il dato, che dai 4 milioni di vendite nel 2019 è balzato a 27 milioni alla fine dell'anno scorso, è importante per quanto riguardo lo sviluppo e l’apprezzamento dei consumatori cinesi del caffè secondo “Handmade in Florence”, come decanta il vecchio motto aziendale.

Infatti l’officina sulle colline intorno a Firenze, antesignana dell'attuale stabilimento a Scarperia, nel Mugello, viene aperta nel 1927 dai fratelli Giuseppe e Bruno Bambi. Appresa l'arte della lattoneria dal nonno che riparava fanali da carrozze, avevano aperto una piccola officina meccanica a Firenze, nel quartiere delle Cure, con lo scopo di costruire macchine professionali per la preparazione del caffè.

Il primo segno distintivo deciso dai due fratelli Bambi era stato quello di attribuire alla nuova azienda una ragione sociale o meglio un appellativo che trovasse fondamento nella storia e nelle radici fiorentine: La Marzocco. Infatti, il Marzocco è il leone che con una zampa protegge il giglio fiorentino (una copia del manufatto di Donatello è oggi posata in Piazza della Signoria) e simboleggiava la potenza del dio Marte e la conquista ai tempi dei romani ed era stato poi simbolo della Repubblica Fiorentina.

Nel 1939 viene sviluppata e brevettata la prima macchina da caffè a caldaia orrizontale cui farà seguito con innovazioni continue quella a doppia caldaia che permetteva di mantenere una continuità di calore dell’acqua a 97° centigradi per garantire l’erogazione di un caffè in perfetta temperatura.

Nonostante  i momenti difficili della seconda guerra mondiale La Marzocco ha perseguito l'obiettivo di creare il piacere nella degustazione di un buon caffè e questa determinazione  correlata forse ad una fortuita casualità ha portato i fratelli Bambi ad incontrare alla fine degli anni settanta Kent Bakke, americano di Seattle, di professione ristoratore, arrivato in Italia alla ricercare di fornitori per il mercato americano.

Tra Bakke e i Bambi si stabilisce un connubio costruttivo tanto da arrivare, attraverso Kent, alla Starbucks di Seattle: La Marzocco diventerà presto fornitore ufficiale della grande azienda, che si stava espandendo a livello mondiale. La collaborazione è durata sino a metà degli anni duemila quando le esigenze di Starbucks diventata ormai una multinazionale non potevano più collimare con l’artigianalità de La Marzocco, Le cui preziose macchine vennero utilizzate nei flagship stores di categoria “reserve”.

Kent Bakke, che nel 1994 con altri soci americani ha rilevato da Piero Bambi, figlio del fondatore, la maggioranza dell'azienda, riveste oggi il ruolo di presidente onorario, mentre l'azienda è tornata di proprietà dei manager italiani, con la regia di Guido Bernardinelli, attuale ceo. 

Le macchine ancora oggi sono prodotte in maniera artigianale senza linee automatizzate o robotizzate con una precisione maniacale nella cura del design e dei particolari che ne fanno un prodotto unico. Nel frattempo, nel 2009, la sede storica viene destinata ad Accademia del caffè e ad uno tra i più prestigiosi e completi archivi storici industriali della Toscana con seimila documenti a partire dall’atto fondativo del 1927, di cui la metà arricchita di disegni tecnici, brevetti che ben confermano la ricchezza intuitiva e geniale dei fondatori nella ricerca continua della materialità di nuove idee.

All’interno dell’archivio vi è una parte molto interessante afferente alla progettazione di arredi interni di bar che copre un quarto di secolo. Se la filosofia della società ben s’innesta nella gestione delle risorse umane con un’attenzione particolare all’aspetto valoriale, questo concetto di community viene esteso anche alla conformazione del mercato preferendo una filosofia “cozy” rispetto ai grandi luoghi di passaggio.

Il consumo della tazzina di caffè deve costituire un tramite ed è per questa ragione che la scelta dei propri clienti concerne luoghi di ascolto e coesione piuttosto che il passaggio affrettato e disinteressato. A rafforzare questo modello vi sono attività social B2C non escludendo le communities di baristi per poter meglio la cultura del caffè e dell'incontro, ascoltando la parola nelle strade.

Nel 2008 il brainstorming con un panel di esperti multidisciplinari del settore ha costituito la base per la progettazione di un nuovo modello, chiamato Strada in onore a questa filosofia. Il prodotto de La Marzocco, inteso come macchina per il caffè, ha costi sopra la media ma grazie alla sua tecnologia riesce a diventare motivo di fidelizzazione per tutti coloro che sono alla ricerca della tazza perfetta e fonte di ispirazione, proprio come il simbolo della vittoria che ne caratterizza il logo. 

A complemento non dobbiamo dimenticare la sostenibilità che nella pratica fa capo alla cogestione di una piantagione di caffè in Tanzania con un campo largo che coinvolge anche il processo di torrefazione. “Prima il caffè era torrefatto soprattutto in Italia ed oggi stiamo assistendo ad una esplosione di torrefattori che acquistano le origini e poi miscelano anche all’estero” ha spiegato Roberto Bianchi coo di La Marzocco.

E con un salto nel passato dei fratelli Bambi la memoria ricorda i fasti del passato delle botteghe fiorentine: a questo proposito Walter Benjamin, filosofo e critico tedesco dei primi del Novecento, scriveva: “Il tipo di artigianato è analogo a quello delle botteghe medioevali in cui erano all’opera contemporaneamente i garzoni erranti e il maestro stabile, il quale a sua volta era stato però garzone e ne conservava la memoria”. (riproduzione riservata)

*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da 30 anni

 


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