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La performance di Bracco in Cina, fatturato oltre 200 milioni

Parla Valtero Canepa, il ceo del gruppo farmaceutico che nel Dragone ha 400 dipendenti e tre società di cui una in jv con Sine, controllata dal secondo gruppo farmaceutico cinese. La ragioni della crescita e le prospettive di mercato secondo il manager che lavora in Cina da dieci anni


11/04/2024 12:26

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Valtero Canepa, ceo di Bracco China

Tra le aziende farmaceutiche italiane Bracco è quella che negli ultimi anni ha registrato lo sviluppo maggiore in Cina, grazie soprattutto alla localizzazione della produzione e agli standard qualitativi dei prodotti. Testimone di questa crescita è Valtero Canepa che nel 2013 si è trasferito con la famiglia a Shanghai, dopo una lunga militanza nell’azienda, partita come informatore medico scientifico e sfociata, dopo la responsabilità del marketing globale e la direzione del mercato italiano, alla guida delle attività in Cina.

 
Domanda. Qual è la presenza di Bracco in Cina?

Risposta. Abbiamo tre aziende, una ad Hong Kong, due a Shanghai. Dal 2001 siamo in joint venture (70% Bracco) con Sine, del gruppo Shanghai Pharma, nei mezzi di contrasto. Dal 2016 a Shanghai opera una seconda azienda, al 100% Bracco, che Cristofori si occupa di medical device e di servizi ad aziende del gruppo e distributori nell’area asiatica.

D. Con quali numeri?

R. Abbiamo poco più di 400 persone con un fatturato che l’anno scorso ha superato 200 milioni di euro.

D. Qual è stata la crescita negli ultimi anni?

R. Nel 2012 il fatturato era inferiore a 50 milioni di euro. Negli ultimi anni abbiamo anche allargato il portafoglio prodotti, aggiungendo anche i medical device che in precedenza erano distribuiti da operatori cinesi. Ci siamo ripresi così il nostro business.

D. Quali le priorità strategiche, in un’economia che ha rallentato la crescita e una spesa pubblica più sotto controllo?

R. Nel nostro settore non c’è stato rallentamento. Il mercato cinese nella diagnostica per immagini, che è il secondo mercato al mondo e vale oltre 2 miliardi di dollari, sta ancora crescendo a doppia cifra e comunque in Cina la spesa sanitaria cresce più del pil.

D. E in prospettiva?

R. Il mercato cinese sarà ancora per molti anni assolutamente strategico per la crescita globale del nostro gruppo.

D.Con quale focus?

R. Il principale è far fronte allo sviluppo del mercato, dove cresce la competizione da parte delle aziende locali. In alcuni casi si rivelano, quindi, concorrenti, ma in altri possono anche diventare partner.

D. Quindi come pensate di intervenire?

R. Differenziando il nostro portafoglio prodotti e quello dei servizi a valore aggiunto, facendo leva sul fatto che la storia del gruppo è caratterizzata dall’innovazione.

D. Quali altre sfide strategiche vede?

R. Localizzare ancora di più le attività.

 D. In concreto?

R. In passato, per esempio, abbiamo proposto in Cina prodotti già approvati su altri mercati, ora si si tratta di avviare in parallelo l’intera procedura in Cina, partendo dagli studi clinici, anche per accorciare il time to market, e di pensare a prodotti “in China for China”.

 D. Che altro significa localizzazione?

R. Investimenti; in questo momento stiamo costruendo una nuova fabbrica, perché quella attuale, che serve solo il mercato cinese, non è più in grado di gestire la crescita.

 D La jv con Sine, sottoscritta nel 2001, è un esempio di successo. Quali sono stati i fattori chiave?

R. Contrariamente a quanto successo in altri settori come l’automotive, siamo partiti da subito con la maggioranza, quindi è stato chiaro dall’inizio chi aveva la maggiore responsabilità della gestione. In ogni caso, l’interazione con il management di Sine e della casa madre, che è la seconda azienda nel mercato cinese, è stata costante.

D. Su che temi si è sviluppato il rapporto?

R. Il gruppo cinese ha contribuito soprattutto con una conoscenza profonda del mercato farmaceutico e delle relazioni con gli enti governativi, mentre noi siamo gli specialisti dell'innovazione di prodotto, anche se adesso dopo tanti anni che siamo qui il mercato lo conosciamo bene.

D. Rispetto a dieci anni fa, quando lei è arrivato, come è cambiato l'orizzonte operativo in Cina, se è cambiato?

R. È cambiato soprattutto il ruolo delle aziende cinesi che consideravamo dei player puramente locali. Quindi noi eravamo abituati a concorrere solo con le solite quattro, cinque aziende globali, non cinesi.

D. Oggi invece?

R.Ci troviamo a concorrere con aziende cinesi molto grandi, importanti e ben sviluppate. Magari sul nostro mercato dei mezzi di contrasto hanno prodotti generici, ma, in altri segmenti, sviluppano molecole proprie oppure acquisiscono molecole in fase avanzata di sviluppo poi le portano sul mercato, e sono molecole anche innovative. Lo stesso e’ avvenuto nel settor dei medical device. Quindi il peso specifico di questi player è aumentato moltissimo, anche come risultato del piano Made in China 2025, varato nel 2015.

D. E dal punto di visto dell’apparato amministrativo quali cambiamenti ha notato?

R. Una maggiore attenzione all’innovazione da parte delle autorità regolatorie e del Governo che poi è anche l’ente pagatore ed il gestore della maggior parte dei grandi ospedali.

 D. Con quali effetti?

R. In questo momento c'è molta pressione sui prezzi dei farmaci a brevetto scaduto, ma in parallelo c'è un'accelerazione dei processi di approvazione di prodotti più innovativi, quindi la Cina sta andando verso un sistema che cerca di dare maggiore qualità anche nei prodotti che mette a disposizione dei suoi pazienti. (riproduzione riservata)

 



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