Tesla brucia le tappe e, a meno di un anno dall’avvio dei lavori per la sua fabbrica in Cina, debutta nel Paese asiatico con la prima auto costruita interamente a livello locale. Dopo soli 357 giorni dall’inaugurazione, la Gigafactory di Shanghai, unico impianto cinese del settore automobilistico interamente di proprietà straniera, ha infatti sfornato i primi veicoli interamente made in China.
Si tratta di 15 esemplari della berlina Model 3 destinati ad alcuni dipendenti locali del produttore d’auto elettriche americano. Un evento simbolico che apre la strada all’avvio delle consegne vere e proprie, cioè quelle di massa, che nei piani della società guidata dal ceo Elon Musk dovrebbero avvenire entro il 25 gennaio, in linea con le tempistiche dettate dal ceo, al prezzo di 355.800 yuan (45.680 euro), permettendo così di raggiungere una produzione settimanale di circa mille unità.
Questo risultato, sorprendente visti i ritardi riscontrati anche negli Usa a causa dei problemi alle le linee produttive dello stabilimento di Fremont, fa il paio con gli ordini ben oltre le aspettative ricevuti per il Cybertruck e conferma il cambio di passo compiuto dalla società nel secondo semestre 2019 dopo un avvio d’anno pessimo a causa di performance finanziarie deludenti e delle grane di Musk con le autorità Usa per la diffusione di false informazioni sulla società tramite i suoi profili social.
Nel terzo trimestre, grazie a un drastico abbattimento dei costi operativi, Tesla ha infatti conseguito un utile per azione di 1,86 dollari, pari a 143 milioni di dollari, che gli ha permesso di stracciare le previsione degli analisti in merito a una perdita per azione intorno ai 15 centesimi, di risollevarsi dal rosso del secondo trimestre, pari a 408 milioni di dollari, e da quello di 702 milioni registrato da gennaio a marzo, e di iniziare un rally di borsa che ha portato il titolo a guadagnare negli ultimi tre mesi quasi il 77% (+29% da inizio anno).
L’espansione di Tesla nel mercato cinese, che con 1,3 milioni di veicoli a batteria venduti solo nel 2018 è il primo al mondo per le auto elettriche, dovrebbe proseguire nel 2020: lo scorso giovedì il gruppo ha ottenuto un prestito di 1,3 miliardi di dollari da banche locali per finanziare la produzione in Cina ed entro un anno raddoppierà il numero di centri di assistenza e delle sue stazioni di ricarica rapida nel territorio della Repubblica Popolare, portando la forza lavoro legata ai servizi post-vendita da 600 a circa 1.500 unità.
Wall Street non sembra però entusiasta, con il titolo Tesla che ieri a due ore dalla chiusura del Nasdaq trattava in calo di oltre il 2,5%. Anche Bmw sta scaldando i motori per la vendita di auto elettriche in Cina. Il produttore tedesco ha infatti svelato ieri che Spotlight Automotive, la sua joint venture locale con Great Wall Motor, ha ottenuto la licenza per rendere operativo il suo impianto principale situato a Zhangjiagang, città della provincia dello Jiangsu vicina a Shanghai.
La fabbrica, frutto di un investimento congiunto di circa 650 milioni di euro, produrrà versioni elettrificate della Mini e di alcuni modelli alla spina della Great Wall e a regime disporrà di una capacità produttiva di 160 mila veicoli l’anno con l’impiego di 3mila dipendenti. I lavori di costruzione inizieranno nel 2020 e si dovrebbero concludere nel 2022. (riproduzione riservata)