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Monge cresce in Asia, Cina, Corea e Giappone trainano le vendite

L'anno scorso il fatturato Asia è cresciuto del 28%, per il decimo anno consecutivo a due cifre. L'apertura del mercato cinese risale a 20 anni fa, propiziata da un accordo tra le autorità dei due Paesi. Recentemente l'azienda piemontese, guidata da Domenico Monge, ha stretto una partnership con Infopetcare


17/02/2022 15:18

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Domenico Monge, ceo dell'azienda, e Yu Tang, Export Manager

«In Asia l'anno scorso abbiamo registrato un tasso di crescita del 28%, il decimo anno consecutivo di crescita a due cifre». Domenico Monge, ceo delll'omonimo gruppo di Monasterolo di Savigliano (Cuneo), alla guida dell'azienda insieme alle sorelle Sandra e Franca, è convinto che i mercati asiatici su cui stanno puntando, Greater China, Giappone, Corea del Sud, ma anche Taiwan e Filippine, abbiano ancora un grande potenziale di sviluppo per il petfood made in Italy, che Monge rappresenta come leader assoluto di mercato.

La crescita in Asia è partita 20 anni fa, nel 2001, con l'apertura del mercato cinese. «Siamo stati tra i primi ad entrare nel mercato asiatico del pet food, il che significa che abbiamo costruito una base di clienti», ha spiegato Domenico Monge, «per entrare nel mercato cinese, abbiamo aiutato a negoziare un accordo bilaterale tra le autorità cinesi e italiane, invece di aspettare che accadesse. Questa è solo una piccola parte degli sforzi che abbiamo fatto negli ultimi 20 anni per condividere il valore e la filosofia del Made in Italy con l'industria cinese del pet».

In Cina, Monge ha goduto di un vantaggio stretegico. «In Cina e in generale in Asia non hanno materie prime che vanno bene a fare petfood di qualità, quindi vince la qualità dei nostri prodotti», ha spiegato l'imprenditore.

Recentemente, Monge ha sottoscritto un accordo con nuovo partner Infopetcare. «I mercati asiatici come la Cina giocheranno un ruolo chiave nel nostro viaggio per rendere Monge un leader mondiale nel pet food», ha assicurato Monge, «una convinzione condivisa da tutti in azienda».

Naturalmente, le sfide non mancano soprattutto nei mercati asiatici. Il panorama competitivo è frammentato, la concentrazione del mercato è bassa, i marchi locali di pet food sono in crescita, sempre più marchi stranieri stanno entrando nel mercato, e anche le esigenze dei proprietari di animali domestici stanno diventando più diversificate.

«La notizia incoraggiante è che dopo anni di investimenti nella coltivazione del mercato, Monge ha costruito una solida reputazione e può offrire una solida garanzia ai potenziali partner che cercano una fornitura affidabile, coerente e sicura di prodotti di qualità in un momento in cui altri canali di fornitura sono potenzialmente a rischio».

La strategia del gruppo piemontese è che la partnership con i distributori locali non si basa solo sulla vendita di prodotti al mercato, ma su un concetto e una filosofia comune, fondata sulla possibilità di rendere il cibo per animali di alta qualità di Monge disponibile per più proprietari di animali e più famiglie.

Fondata da Baldassarre, padre di Domenico, negli anni '60, Monge è stata la prima azienda di pet food a nascere in Italia, entrando in un settore completamente nuovo e in un business estremamente impegnativo, perché inesplorato fino ad allora, dal momento che i proprietari di animali in Piemonte e nel resto del Paese erano abituati a nutrire i loro cani con gli avanzi della tavola. Quindi non esistevano ancora i consumatori.

Grazie all'attenzione alla produzione di cibo sano e gustoso che fornisce nutrimento e convenienza ai proprietari di animali domestici, Monge è cresciuta gradualmente prima nel mercato nazionale e poi nei mercati europei come un partner fidato, coerente e affidabile per gli animali domestici.

Attualmente Monge vende i suoi prodotti in più di 100 Paesi, con un fatturato di 415 milioni di dollari nel 2021. Reduce da un periodo positivo e caratterizzato da investimenti strategici anche di lungo periodo, l’azienda ha chiuso il 2021 con un incremento dei ricavi del 18% circa. «Un risultato che va in quella che per noi è la giusta direzione», ha spiegato il direttore generale Luciano Fassa, «vediamo aumentare il fatturato insieme ai clienti serviti, il numero, cioè, dei punti vendita che distribuiscono i nostri prodotti all’interno dei diversi canali distributivi». (riproduzione riservata)


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