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Pelliconi raddoppia a Suzhou, i suoi tappi conquistano la Cina

La fabbrica emiliana di tappi hi-tech, leader mondiale nel settore, costruirà un nuovo impianto per produrre tappi "intelligenti" con molte funzioni avanzate. Seicento dipendenti e 190 milioni di fatturato, aprirà anche in Brasile, mentre il laboratorio di ricerca sforna nuove tecnologie anche per le etichette


17/05/2022 19:00

di Stefano Catellani - Class Editori

settimanale
Marco Checchi, ceo di Pelliconi

Marco Checchi, l’amministratore delegato della Pelliconi di Ozzano Emilia, alla Cina non rinuncia, anzi raddoppia. Passati cinque anni dall’inaugurazione di Pelliconi Suzhou, nella provincia di Jiangsu, non lontano da Shanghai, del primo stabilimento dedicato alla produzione di tappi a strappo (un investimento da 11 milioni di euro), da un anno ha avviato un piano di espansione che prevede altri investimenti per 13 milioni di dollari.

Nella Pelliconi Changzhou Metal Packaging Technology Co., Ltd. Marco Checchi stima di portare, dopo tre anni dall’effettivo avviamento delle linee produttive, il valore della produzione annuale a 15,5 milioni di dollari.

L’obiettivo sarà reso possibile da una nuova unità produttiva dedicata al packaging intelligente di tappi con molte funzioni avanzate che dovrebbe partire quest’anno con due linee di nuova concezione per un abbattimento dei consumi e altamente automatizzate grazie a un accordo con il distretto nazionale high tech di Changzhou creato nel 1992 (uno dei poli tecnologici più competitivi della Cina).

“I tappi servono in tutto il mondo e noi ne produciamo oltre 32 miliardi l’anno”, ha spiegato Checchi. Nell’ottica della globalizzazione senza nessuna frontiera di nessun tipo, Marco Checchi ha lanciato altre due sfide: un nuovo stabilimento in Brasile e un nuovo reparto a Ozzano dove nascono i tappi SoPure, ideati per chiudere in modo innovativo, e PVC free, i contenitori di vetro per gli alimenti dei neonati.

Pelliconi che fattura 190 milioni di euro, per oltre il 90% realizzati sui mercati esteri, con 600 dipendenti, nonostante pandemia, guerra e caro-energia, entro fine anno, dopo Stati Uniti, Egitto e Cina, avrà una nuova unità produttiva in Brasile con circa 40 dipendenti e due linee di produzione. Il settimo stabilimento, nuova pagina di una storia iniziata nel 1939 con i primi tappi corona.

La via dello sviluppo passa anche dalla Silicon Valley dove Pelliconi ha aperto un centro ricerche, una “Innovation Antenna" la definisce Marco Checchi all'interno del Mind the Bridge Innovation Center di San Francisco.

È il naturale sviluppo del dipartimento ricerca & sviluppo avviato nel 2017. Il team interdisciplinare dedicato a rispondere alle richieste sempre più specifiche dei clienti e ad anticipare le esigenze del mercato sviluppando nuove idee e progetti.

Grazie a questo “lab” sono nati nuovi prodotti, processi e servizi come il tappo Flower Cap e il servizio di stampa digitale su tappo P-Ink premiato con la medaglia d’oro “The Cans of the Year 2021”, nella categoria “Ends, Caps & Closures!” anche perché consente di personalizzare non solo la chiusura della bottiglia ma anche l’etichetta (sempre con la stampa digitale). Nel 2019 il team si è esteso anche nella sede di Pelliconi Suzhou in Cina e ora lavora a pieno ritmo anche nella Silicon Valley.

Lo sbarco nella Silicon Valley non è il primo passo di Pelliconi negli States: nel 2010 l’azienda ha inaugurato lo stabilimento di Pelliconi Florida, a Orlando. Inizialmente concentrato sulla produzione di capsule in plastica per due stabilimenti di imbottigliamento di Nestlé Waters in Florida e tappi a corona 26mm. Ora la produzione è concentrata su capsule in plastica 28 e 38mm per acque minerali e soft drink gassati. Grazie al positivo andamento del mercato e ai nuovi volumi richiesti, Pelliconi sta pianificando un upgrade di stabilimento, sempre nello stato della Florida.

L'interesse di Pelliconi per le tendenze emergenti è rivolto sia a innovazioni di prodotto che di processo: dai materiali alla produzione, dalla gestione dei rifiuti alla sostenibilità e all'impronta ecologica. Tutto questo avviene all’interno di un ecosistema di partner (fornitori, centri di ricerca, società di ingegneria, startup, scaleup, università) al fine di accedere a un know-how specifico e all'avanguardia.

La prossima tappa vede il fatturato a 250 milioni e forse non sarà quest’anno ma all’orizzonte rimane la quotazione in Borsa per fare il salto decisivo verso quella che Marco Checchi chiama “la taglia più grande”. (riproduzione riservata)


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