La moda italiana fa sempre più gola alla Cina. Durante i giorni della firma del Memorandum di intesa a Roma da parte di Xi Jinping, presidente della Repubblica cinese, per lo sviluppo della nuova Via della Seta, il gruppo Redstone guidato da Yizheng Zhao è pronto a investire nei marchi tricolori.
La strategia della holding del lusso, che simboleggia ancora una volta il legame sempre più forte nella creatività e nello scambio commerciale tra i due Paesi, partirà nella seconda parte dell’anno e sarà rivolta esclusivamente a joint venture, ma nel mirino ci sarà anche l’espansione negli Stati Uniti e in Europa del marchio di proprietà Giada, fondato a Milano nel 2001 da Rosanna Deolio. La casa di moda è stata anche la protagonista in questi giorni di uno show d’eccezione a Chongqing. A spiegare i dettagli futuri della società e della label in questa intervista a MFF è lo stesso Yizheng Zhao.
Come si è chiuso l’anno fiscale 2018 di Giada?
Abbiamo archiviato l’esercizio a quota 200 milioni di dollari (pari a circa 177 milioni di euro). Ogni anno cresciamo del 20% e confermo questa prospettiva anche per il 2019. Ho sempre amato l’alta qualità e ci ispiriamo all’arte ogni giorno. Il nostro key message è Art to art: ogni pezzo di Giada è unico nel suo genere. Inoltre impieghiamo persone giovani nell’ufficio stile a Shenzhen e in generale nel team. Ogni anno investiamo il 20% del budget in innovation e creatività.
Perché avete scelto Chongqing per l’evento?
È stata l’occasione ideale per celebrare l’inaugurazione della prima boutique del marchio nella città, aperta da circa 6 mesi. Lo spazio va a integrare il network di 58 store di proprietà presenti in Cina.
{mfimage}
Come si evolverà lo sviluppo negli States?
Nel 2021 apriremo a New York, sulla Fifth avenue di fronte alla Trump Tower. Crediamo che gli Stati Uniti ci possano dare delle buone opportunità.
E dopo New York?
Sarà la volta dell’Europa, partiremo da un opening a Londra per poi raggiungere Parigi.
Sul fronte prodotto, state studiando ampliamenti di categorie?
Da settembre 2019 inizieremo il business nei profumi Giada. La strategia iniziale sarà vendere i profumi solo nei nostri store, quindi almeno per il primo momento non prevediamo licenze.
Ci sarà un’espansione per Curiel?
Dall’alta moda ci stiamo muovendo al prêt-à-porter. Abbiamo programmato l’apertura di 10 store in Cina entro 1-2 anni.
I vostri piani interesseranno anche il marchio di Gabriele Colangelo?
Ci saranno degli importanti sviluppi nel breve periodo.
Oltre a Giada e Curiel, il gruppo vuole mirare ad altri brand italiani?
Intendiamo fare non acquisizioni, ma joint venture con brand tricolori, tenendo sempre conto della loro storia. Partiremo dopo settembre, con un focus su marchi piccoli ma di alta qualità. Molti mi stanno già chiedendo un business model per entrare nel mercato cinese.
Cosa vede nel futuro della Cina legato al fashion?
Solo i top brand italiani di alta qualità potranno crescere in Cina nei prossimi anni.