La città di Shanghai ha vissuto in questi giorni un condensato d'Italia che ha fatto da vetrina alla quarta edizione del Salone del Mobile e alla seconda di Montenapoleone Gala Night.
In un perimetro limitato della città secondo una concettualità di tempo e spazio si è avuta la possibilità di vedere una parte significativa della bellezza dei manufatti tricolori. Come sostiene Carlo Cipolla, storico italiano molto attento alla materialità nella storia:” Gli italiani sono abituati, fin dal Medioevo, a produrre all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo” (11 agosto 2018).
Il Salone del Mobile, ospitato anche quest’anno nello storico complesso delle esibizioni costruito negli anni cinquanta in cooperazione con la Repubblica sovietica, proprio per il suo caratteristico lay out ben si coniuga con il prodotto offerto dalle oltre cento aziende italiane che hanno aderito a questa importante iniziativa; così, come l’arena centrale ha richiamato giornalisti, bloggers ed il mondo del design in una visione cosmopolita che è poi continuata nelle giornate successive con seminari e attività del Fuori Salone.
Contestualmente, il Gala Night di Montenapoleone, organizzato da Italy-China Fashion&Creative Council (Comitato della moda e creatività) è stata l’occasione per avere un’ulteriore conferma del valore dei brand e della loro visibilità innovativa sul mercato cinese, Gucci, Tods, Ferragamo, Ermanno Scervino distribuito da Riqin, Maserati, nelle diverse sezioni dei premi assegnati hanno dimostrato ancora una volta come si possa avere successo in questo non facile mercato. ICE, Riqin Group, Maserati, Alma Scuola di cucina, Micam ne hanno curato il patronage.
Va dato atto a Stefano Mologni, in Cina da molti anni nel settore dell’arte, di avere contribuito a questo percorso con Montenapoleone, rappresentato da Guglielmo Miani, a costruire con il responsabile Mr Yu Yong dell’ Jing an District di Shanghai,ovvero l’area che più assomiglia al Quadrilatero della moda, una organicità che diversamente avrebbe prodotto solo una dispersione di idee e contributi.
Il contesto di questo evento è stata la location nella vecchia Camera di Commercio di Shanghai, costruita nel 1916 ed ora facente parte del complesso dell’Hotel Bulgari la cui modernità delle torri di Norman Foster non ha disdegnato questo edificio di stile neoclassico rinascimentale, riportandolo agli antichi fasti ed ad una nuova funzionalità. Infatti, ai lati del palco centrale, vi sono due tondi (forse di riminiscenza michelangiolesca) ma con soggetti della più classica tradizione cinese ovvero uccelli su rami fioriti con retrostante tipica visione naturalistica cinese).
La balconata che circonda questo ampio salone delle feste offre la prospettiva tipica della Shanghai degli Anni venti. Ed ancora qualche coincidenza storica l’ha offerta il fatto che proprio sulle rive del Suzhou Creek, un canale navigabile di collegamento con il fiume HuanPu, era nata alla fine dell’ottocento l’industria tessile cinese e dove anche alcuni italiani avevano costituito le loro società. La testimonianza è ancora viva attraverso il diario di Giuseppina Croci che, da Castano Primo, comune limitrofo a Milano, era arrivata a Shanghai nel 1890 per lavorare presso la seteria di un certo Daniele Beretta proprio a qualche chilometro di distanza da dove oggi si celebra la bellezza e l’armonia dei nostri brands.
In questo contesto è stato ancora più naturale e giustamente collocato il gemellaggio tra Shanghai e Milano di cui, come già detto, ricorre il quarantesimo. Va ricordato, infine, che nel marzo del prossimo anno partirà anche l’altra iniziativa collaterale di Via Montenapoleone ovvero La Vendemmia che si tiene abitualmente a Milano in ottobre.
Vorrei chiudere con una citazione di Goethe che in un suo romanzo non molto famoso: Gli anni di apprendistato di Wilhem Meister, ha scritto:«Gli italiani hanno in genere un sentimento più profondo per l’alta dignità dell’arte rispetto ad altri popoli: chiunque svolga un mestiere qualsiasi vuole essere chiamato artista, maestro e professore, e riconosce, almeno con questo amore per i titoli, che non basta orecchiare qualcosa o raggiunge una certa abilità con l’esercizio; egli dichiara così che ognuno dovrebbe essere in grado anche di riflettere su ciò che fa, di stabilire dei principi e di chiarire a se stesso e agli altri i motivi per cui si debba fare in questo in quel modo ». (pag 620)
Queste giornate a Shanghai sono state segno e conferma di come gli Italiani riescano a far leva sulla creatività.
* managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni