In Cina è davvero Bing la migliore alternativa a Google? Non al momento, almeno. Non è più possibile accedere al motore di ricerca americano dall’interno del paese, e non è chiaro se si tratti di un problema tecnico o di qualcosa a sfondo doloso. La Microsoft, proprietaria di Bing, si è limitata a confermare il non funzionamento del sito, almeno per quanto riguarda giovedì.
Bing non è l’unico motore di ricerca dal futuro incerto in Cina: anche Baidu, nonostante domini il mercato con il suo 70% di quote di mercato, sta sperimentando dei problemi. Questa settimana l’articolo “Il motore di ricerca Baidu è già morto” è diventato virale sui social media cinesi; accusava la compagnia di promuovere i propri siti (in particolare la sua piattaforma per il blogging Baijiahao) piuttosto che mostrare i migliori risultati di ricerca. La compagnia ha negato le accuse, dichiarando che Baijiahao compare in meno del 10% dei risultati.
Ma non è la prima volta che Baidu dà segni di fragilità. Lo scorso agosto la notizia che Google stesse pensando di ritornare sul mercato cinese ha provocato una fuga di gruppo degli investitori, e durante un’unica giornata le azioni di Baidu sono crollate dell’8%.
La vera sfida con cui si sta confrontando Baidu rimane comunque il cambiamento dell’internet cinese. Gruppi come Alibaba e Tencent hanno ormai dato vita al loro ecosistema personale, le cui mura di cinta metaforiche non permettono l’ingresso dei motori di ricerca esterni. Anche perché spesso non sembrano averne bisogno: i clienti cinesi acquistano online direttamente dalle piattaforme di e-commerce di Alibaba, o si affidano a Tencent per l’intrattenimento, visto che la compagnia ha ormai trasformato la sua app di messaggistica WeChat in un sistema operativo in miniatura capace di fornire ogni tipo di contenuti, dalle notizie ai giochi.
Nel 2016 Baidu ha cercato di costruire le proprie mura di cinta aggiungendo un news feed personalizzato alla sua app per cellulari, che ha certamente aumentato il traffico e le entrate pubblicitarie. Si trova però anche qui a confrontarsi con la competizione, questa volta creata da Bytedance: la startup è riuscita ad aumentare il proprio traffico grazie alla popolarità della sua news app Jinri Toutiao e di Douyin, un sito per video di breve durata.
Nonostante Baidu venga spesso raggruppata insieme ad Alibaba e Tencent (i cosiddetti BAT) rimane comunque la più piccola delle tre, soprattutto a causa dello scetticismo che accompagna le prospettive di crescita del suo business centrale. Secondo FactSet, la società al momento scambia con un rapporto prezzo/utili del 16,7% rispetto ai guadagni previsti per il prossimo anno, con un grosso distacco dal 26% della proprietaria di Google, Alphabet. Può sembrare da taccagni, ma c’è troppa incertezza intorno alla compagnia e ai motori di ricerca cinesi per aspettarsi che gli investitori facciano dietrofront.
Jackie Wong