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La Cina principale fornitore dell'Italia per l'import marittimo

Il dato emerge dal settimo rapporto sull'economia marittima presentatyo oggi da Srm-Intesa a Napoli. Gli Usa sono invece la prima destinazione per l'export via mare. Il Pireo è stato nel 2019 il primo porto mediterraneo per i container, grazie alla Cina. Le previsioni al 2024 stimano un superamento dell’attuale situazione di calo dei traffici e una crescita a livello mondiale del 3,5%


01/10/2020 14:45

di Mauro Romano - Class Editori

Porti
Massimo Deandreis, direttore Generale Srm

Traffico stabile per i porti italiani negli ultimi cinque anni. E la componente internazione assume un ruolo sempre più rilevante nel trasporto marittimo. Il mare assorbe il 36% dell’intescambio italiano (anche se l’impatto di Covid-19 ha fatto registrare un calo del 21% dell’import-export nel primo semestre dell’anno). In questo contesto, emerge dal settimo rapporto sull’economia marittima di Srm, il centro studi collegato al gruppo Intesa SanPaolo, la Cina si conferma il principale fornitore della penisola, rappresentando il 18% di tutto l’import via mare in arrivo in Italia, per 23,1 miliardi di euro, mentre gli Usa sono la principale destinazione per le navi con merci Made in Italy

“Lo scontro commerciale Cina-Usa visto dalla rotta del Pacifico, il rallentamento della Belt and Road Initiative e dell’export cinese, l’impatto sul Canale di Suez e l’emergere di rotte alternative sono elementi che influenzano direttamente anche gli scenari del Mediterraneo e la portualità del nostro Paese”, ha sottolinea Massimo Deandreis, direttore Generale Srm. “Siamo in una fase di regionalizzazione della globalizzazione ed emerge chiaramente l’importanza strategica di investire per una portualità e una logistica efficiente e integrata con le reti europee”.

Spiega il rapporto che la pandemia ha avuto un impatto significativo sulla strategia cinese della nuova via della seta: su 2.951 progetti collegati all’iniziativa, per un valore di 3,87 trilioni di dollari, il 20% risulta “gravemente colpito” dalla pandemia, secondo una Survey del Ministero del Commercio Estero del Dragone. Un dato da tenere in considerazione se si pensa che l’import-export tra i Paesi toccati dalla Belt&Road Initiative rappresenta il 13,4% del volume degli scambi globali e il 65% del volume degli scambi nella Ue.

Nella fase più acuta della pandemia si è osservato su queste tratte un sensibile aumento del trasporto su ferro sulla rotta Cina Europa e viceversa. Secondo quanto reso noto da China State Railway Group, lo scorso luglio, il numero di treni merci ha toccato il record di 1.232 convogli, con una crescita del 68% su luglio 2019. Luglio è stato il terzo mese consecutivo in cui è stata sorpassata la soglia mensile dei mille treni con una crescita anno su anno sempre a doppia cifra. Secondo le ferrovie cinesi il trasporto via treno ha avuto un peso determinante nello stabilizzare la catena della logistica internazionale interrotta dalla pandemia.

Di contro, il porto del Pireo, eletto nell'ambito della nuova Via della Seta come porto di riferimento nel Mediterraneo, ha raggiunto nel 2019 i 5,7 milioni di teu grazie a Cosco, diventando il primo porto dell’Area mediterranea per i container, a seguire gli spagnoli Valencia ed Algeciras con 5,4 e 5,1 milioni. Gli italiani Genova e Gioia Tauro sono invece al 8° e 9° posto con 2,6 e 2,5 milioni.

Va inoltre rilevato, per quanto riguarda il Mediterraneo, una crescita meno sostenuta per il Canale di Suez, nei primi 5 mesi del 2020. Dalla doppia cifra del 2019 le navi in transito hanno infatti  avuto un aumento del 7%. Il tutto a vantaggio del Capo di Buon Speranza, favorito sia dal calo dei carichi movimentati dalle navi sia dal calo del prezzo del petrolio. Attenzione viene riservata anche alla rotta Artica, sulla quale Cosco è il carrier più attivo e copre il 19% dei transiti complessivi.

Guardando alle previsioni il trasporto marittimo subirà un calo del 4,4% per quest’anno e per il 2021 un incremento del 5%. Le previsioni al 2024 stimano un superamento dell’attuale situazione e una crescita della movimentazione container a livello mondiale del 3,5% fino ad arrivare a 951 milioni di TEU. (Europa +2,3%, Africa +3,3%, Far East +3,9%, Middle East +4,5% e Nordamerica +2,3%). (riproduzione riservata)


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