L'assessore allo Sviluppo economico della regione Puglia, Mino Borraccino, è in pressing sul governo centrale, coinvolgendo in particolare il premier Giuseppe Conte e il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, per sollecitare le procedure atte a rendere da subito operativa la Zes Jonica, un'iniziatica strategica per le due regioni meridionali che potrebbe aprire una nuova fase di sviluppo e incentivare la ripresa.
Il comitato d'indirizzo della Zes Jonica, che ha tra i suoi compiti quello di gestire, coordinare e definire le strategie dell'iniziativa, oltre che di promuoverla in Italia e all’estero per attrarre gli investitori sia nazionali che internazionali, si è insediato a novembre. Ma la nuova Zona economica speciale ancora non decolla.
I potenziali investitori cinesi, già contattati, sono alla finestra in attesa di sviluppi concreti. Uno degli obbiettivi della Zona economica speciale è proprio quello d'intercettare l’interesse di Pechino, in quanto in grado di contribuire al potenziamento del ruolo di piattaforme logistiche utili al grande progetto della nuova Via della Seta, come era sta evidenziato lo scorso settembre in una sessione dedicata alla Belt&Road a Bari, promossa da Class Editori e dal Banco Popolare di Puglia e Basilicata.
La Zes Jonica dovrebbe essere la terza nel Meridione a tagliare il traguardo, dopo quelle di Campania e Calabria. Il Comitato di indirizzo, a cui spetta renderla operativa, è presieduto dall'autorità portuale di riferimento e partecipato da un rappresentante per ciascuna Regione, uno per la Presidenza del Consiglio e uno per il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
I vantaggi per le imprese insediate o che si insedieranno sul territorio interessato, che copre circa 1.500 chilometri quadrati e comprende l'area portuale di Taranto, il polo di Grottaglie, Melfi, Ferrandina e di Galdo di Lauria, non sono irrilevanti.
Beneficeranno delle semplificazioni amministrative e delle agevolazioni fiscali previste dal decreto Mezzogiorno, tra cui un credito di imposta sugli investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2020, nel limite massimo di 50 milioni di euro per progetto.
«Ci sono alcuni aspetti ancora da chiarire, per esempio al ruolo del Comitato di indirizzo circa la verifica dell’avvio del programma di attività economiche delle singole imprese presenti nell'area. Inoltre la tempistica prescritta al comitato per proporre la perimetrazione delle zone franche doganali appare troppo stretta», ha spiegato l'assessore Borraccino.
Si tratta di sciogliere alcuni nodi burocratici, apparentemente di minore importanza, ma che nei fatti possono ritardare gli obiettivi di fondo della Zes Jonica. Che oltre ad attirare gli investimenti cinesi nella nuova Via della seta deve servire a valorizzare le eccellenze italiane nel settore scientifico e dell’innovazione e garantire il rafforzamento delle piccole e medie imprese aprendole ai processi di internazionalizzazione.
L'obiettivo strategico delle Zes in Italia è di spingere il Mezzogiorno a diventare uno dei grandi hub logistici del Mediterraneo, così da favorire gli scambi con le economie emergenti del Medio Oriente e del Nord Africa. Già oggi il Sud ha un interscambio coi Paesi dell’area Mena di quasi 14 miliardi di euro, circa il 20 per cento del totale export dell’Italia verso quest’area.
Secondo gli addetti ai lavori è necessaria tuttavia una normativa più semplice, il supporto concreto a livello nazionale e un maggiore coordinamento con gli obiettivi europei per permettere alle Zone economiche speciali di esprimere in pieno il loro potenziale di rilancio. (riproduzione riservata)