La gioielleria è il fiore all’occhiello del lusso Made in China. Se, da un lato, i consumatori cinesi acquistano localmente abbigliamento e pelletteria di marchi importanti, dall’altro non vale lo stesso per il settore jewelry.
Le linee delle principali maison pesano meno del 15% del fatturato di settore, che tra 2020 e 2021 ha superato gli 80 miliardi di dollari tra negozi fisici e digitali. I cinesi amano i marchi locali, in particolare Chow Tai Fook, una catena di gioielleria nata a Hong Kong 90 anni fa e quotata alla borsa locale, che genera da solo circa l’8% del giro d’affari del comparto, Lao Feng Xiang, Lao Miao e Chow Sang Sang.
Guardando all’andamento del settore, i dati del National bureau of statistics rivelano che nel primo trimestre del 2022 l'industria della gioielleria cinese ha ottenuto un aumento del 7,6% su base annua a 82,8 miliardi di renminbi (11,7 miliardi di euro).
Le turbolenze del mercato sono principalmente dovute alle politiche zero-Covid, che hanno portato a lockdown e chiusure in città chiave come Shenzhen e Shanghai. Tuttavia, l'industria sta vedendo la luce, lo dimostra un’ulteriore ripresa a maggio grazie a eventi importanti tra cui la festa della mamma cinese (che si celebra la seconda domenica di maggio) e il «San Valentino cinese» non ufficiale, che si festeggia invece il 20 maggio.
In termini di consumo per categorie, la gioielleria a intarsio sembra nel complesso essere preferita a quella in oro semplice, con le vendite di accessori da sposa che hanno sovraperformato rispetto a quelle registrate durante la stagione del Capodanno lunare.
Ciò è in parte dovuto al fatto che attività come i matrimoni stanno iniziando a riprendersi man mano che i blocchi si stanno allentando. Infine, i piccoli gioielli in oro sono molto in voga tra le giovani generazioni grazie alla loro convenienza. Per esempio, collezionare i «gold beans» (gioielli in oro a forma di fagioli) è diventata la tendenza per Millennials e Gen Z. (riproduzione riservata)