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Rischio ritardi sulla supply chain globale dal lockdown di Shanghai

Nei giorni scorsi quasi 500 navi aspettavano di caricare o scaricare nel più grande porto cinese, semi bloccato dal lockdown che verrà prolungato probabilmente fino al 2 maggio. Da Shanghai, il più grande porto commerciale del mondo, passano ogni anno oltre 4 milioni di tonnellate di merci


22/04/2022 12:14

di Nicola Capuzzo - Class Editori

settimanale

Il lockdown a Shanghai prolungato fino al 26 aprile con i diversi test (rapidi e PCR) a seconda della classificazione nei tre livelli di pericolosità dei compound, dai quali dipenderà il prolungamento oltre il 2 maggio, rischia di provocare un nuovo shock sugli scambi commerciali mondiali e sui trasporti. Il numero di navi in attesa di caricare o scaricare le merci ha sfiorato nei giorni scorsi le 500 unità con molto probabili ritardi e congestioni in tutte le catene mondiali delle forniture.

Bloomberg ha calcolato un picco di 477 portacontainer ferme fuori dalle banchine di Shanghai e degli altri porti nei giorni scorsi, la congestione è poi lievemente calata quando le compagnie di navigazione hanno iniziato a dirottare le proprie portacontainer verso altri scali.

Durante il lockdown del 2021 la coda di navi dentro e fuori il porto di Shanghai non era mai salita oltre quota 200 e per questo si temono conseguenze ben più forti sul commercio mondiale rispetto a quelle viste nel recente passato se le autorità cinesi non allenteranno le restrizioni.

Tutta la logistica delle merci è fortemente rallentata; le maggiori criticità riguardano le operazioni di carico e scarico, lo sdoganamento delle spedizioni ma anche il trasporto via terra. Agenzie di stampa riferiscono che l'attesa per gli autisti si protrae spesso oltre le 40 ore complicando l'intera catena distributiva. Da Shanghai, il più grande porto commerciale del mondo, passano ogni anno oltre 4 milioni di tonnellate di merci.

L'ultimo «Global ocean market review» di Savino Del Bene, la più grande società di spedizioni con sede in Italia, spiega che 23 città cinesi sono rimaste coinvolte da lockdown parziali o totali e che i porti sono operativi ma i maggiori grattacapi arrivano dalle attività logistiche intorno agli scali marittimi. Oltre a Shanghai le aree maggiormente colpite dagli effetti di un lockdown durato tre settimane sono state Dalian, Tianjin, Ningbo, Xiamen, Dongguan e la provincia del Guangdong.

Jon Gold, vicepresidente e responsabile logistica della National retail association cinese, ha spiegato che «le maggiori criticità interessano industrie che lottano per ottenere i materiali necessari alla produzione, la difficoltà ad affidare il trasporto di prodotti verso i porti, in parte anche a causa della carenza di autisti a cui si somma un contestuale aumento della domanda dei consumatori. L'impatto del lockdown di Shanghai in questo momento risulta ancora contenuto ma crescerà progressivamente fino a quando le restrizioni saranno in vigore».

Il dwell time di un container nel porto di Shanghai (tempo di permanenza fermo sui piazzali dei terminal in attesa di essere ritirato e spedito) si è impennato a 8 giorni per i carichi in import mentre paradossalmente è calato nelle ultime settimane da 3,1 a 2,3 giorni per quelli in export secondo l'indicatore «Supply chain crisis tracker» di Project 44.

Un rapporto di Linerlytica spiega invece che le principali implicazioni del blocco risultano essere «una maggiore congestione a Shanghai e Ningbo, operazioni rallentate dall'elevato utilizzo dei piazzali portuali, la disponibilità limitata di camion incide sullo sdoganamento dei carichi in entrata e diversi vettori marittimi hanno limitato le importazioni di carichi refrigerati e pericolosi». Oltre a ciò diverse linee di trasporto marittime «ometteranno gli scali a Shanghai». (riproduzione riservata)


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