Il costo dei noli delle portarinfuse, le grandi navi cargo utilizzate per il trasporto di merci non liquide, è crollato di oltre il 90% rispetto al picco raggiunto lo scorso anno a causa della minore richiesta di materiali ferrosi da parte della Cina, che è il più grande produttore mondiale di acciaio.
Alla fine di gennaio il costo dei noli giornalieri di queste grandi navi è sceso a 5.826 dollari, il livello più basso da 20 mesi a questa parte. Il crollo di questo costo, che solo quattro mesi fa aveva toccato il livello insostenible di 80mila dollari al giorno, record in 12 anni, è in contrasto con il fatto che la domanda di spedizioni via container rimane estremamente sostenuta.
Il crollo della produzione di acciaio in Cina segnala sia un rallentamento generale dell'economia, sia la spinta ambientale nei confronti delle fonderie che sono particolarmente impattanti.
Costi così bassi, inoltre, mettono a rischio la tenuta degli armatori, che considerano sostenibile la tenuta di queste navi a un prezzo dei noli di 20mila dollari al giorno.
Lo scorso anno il prezzo dei noli ebbe un picco a metà anno sia per le restrizioni Covid, sia per la contingenza di condizioni atmosferiche piuttosto negative che resero complicati carichi e scarichi. Secondo IHS Markit però le navi in attesa al largo della Cina, da allora, sono calate del 40 per cento.
Secondo la World Steel Association, la produzione di acciaio nel 2021 è calata per la prima volta in sei anni. Tutti gli occhi sono ora puntati sulla domanda di materiali ferrosi da parte della Cina, da cui dipende la produzione di acciaio grezzo e la logistica dei trasporti connessa. (riproduzione riservata)