Il boom del mercato dell’auto elettrica in Cina è accompagnata da un fenomeno poco raccontato e ancora meno investigato: la crisi verticale dei 30.000 concessionari (dealer) che hanno chiuso il 2024 con una profittabilità risicata che ha spinto quasi 4.000 operatori a chiudere i battenti.
Secondo i dati di dicembre della China Automobile Dealers Association (Cada) la metà degli associati non ha raggiunto gli obiettivi stabiliti nell’anno 2024 e l’altra metà ha subito perdite stimabili intorno a 24,5 miliardi di dollari fino a novembre 2024 per continue campagne scontistiche sia per vetture EV sia per quelle a motore endotermico.
I prezzi sono stati ridotti del 10% pari a 3.000 euro a vettura per le sole EV mentre per le ibride il calo è stato inferiore (4,3%). Questi sconti si sono cumulati ai bonus riconosciuti dal governo fino al dicembre scorso e confermati anche per il 2025 di 2.700 euro circa per EV e 2.000 euro per le auto con motori a combustione.
La situazione dei dealer è tale che nella catena di vendita molto probabilmente i produttori o gli assemblatori di auto, a partire dall’anno del serpente, decideranno di vendere direttamente al consumatore finale.
Ma una feroce selezione darwiniana è in corso anche tra gli oltre cento produttori di auto elettriche cui si aggiungono quelli di auto a combustione per un totale di 195 operatori. Nel 2024 ben 23 marchi sono già usciti dal mercato perché ritirati o acquisiti, mentre i margini di profittabilità medi del settore si sono stabilizzati al 4,4,%, quasi due punti in meno rispetto al 2020.
La situazione è complicata da quello che si sta presentando in questi giorni, diverso e contraddittorio come in generale la situazione dei consumi delle famiglie e della tanto adulata classe media.
Con un mercato immobiliare fermo ed asfittico non solo per i nuovi progetti ma specialmente per i tentativi fallimentari di vendita dell’usato che mediamente ha perso il 20% del valore iniziale, dato prudenziale visto che si arriva a punte del 40% con mutui non ancora completamente estinti, e con un mercato mobiliare ad azionariato diffuso sempre più tendente al negativo, le famiglie cinesi, di per sé valenti risparmiatori, preferiscono conservare i propri risparmi che si attestano intorno al 27% del Pil.
Quanto sta accadendo in Cina deve far riflettere: la situazione dei concessionari è un segnale che si aggiunge, considerando altri settori merceologici, alle numerose chiusure che sono di per sè evidenti camminando per le vie delle città cinesi. (riproduzione riservata)
*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da 30 anni