MENU
Industria

Cina, concessionari auto in crisi, chiudono 4mila operatori

Nel 2024, nonostante il boom di vendite hanno accumulato perdite per oltre 24 miliardi di dollari. Metà dei 30 mila concessionari attivi nel mercato non ha raggiunto gli obiettivi stabiliti. La causa principale sono le politiche di sconto dei costruttori che si aggiungono ai bonus governativi


14/01/2025 18:30

di Marco Leporati*

settimanale

Il boom del mercato dell’auto elettrica in Cina è accompagnata da un fenomeno poco raccontato e ancora meno investigato: la crisi verticale dei 30.000 concessionari (dealer) che hanno chiuso il 2024 con una profittabilità risicata che ha spinto quasi 4.000 operatori a chiudere i battenti.

Secondo i dati di dicembre della China Automobile Dealers Association (Cada) la metà degli associati non ha raggiunto gli obiettivi stabiliti nell’anno 2024 e l’altra metà ha subito perdite stimabili intorno a 24,5 miliardi di dollari fino a novembre 2024 per continue campagne scontistiche sia per vetture EV sia per quelle a motore endotermico.

I prezzi sono stati ridotti del 10% pari a 3.000 euro a vettura per le sole EV mentre per le ibride il calo è stato inferiore (4,3%). Questi sconti si sono cumulati ai bonus riconosciuti dal governo fino al dicembre scorso e confermati anche per il 2025 di 2.700 euro circa per EV e 2.000 euro per le auto con motori a combustione.

La situazione dei dealer è tale che nella catena di vendita molto probabilmente i produttori o gli assemblatori di auto, a partire dall’anno del serpente, decideranno di vendere direttamente al consumatore finale.

Ma una feroce selezione darwiniana è in corso anche tra gli oltre cento produttori di auto elettriche cui si aggiungono quelli di auto a combustione per un totale di 195 operatori. Nel 2024 ben 23 marchi sono già usciti dal mercato perché ritirati o acquisiti, mentre i margini di profittabilità medi del settore si sono stabilizzati al 4,4,%, quasi due punti in meno rispetto al 2020.

La situazione è complicata da quello che si sta presentando in questi giorni, diverso e contraddittorio come in generale la situazione dei consumi delle famiglie e della tanto adulata classe media.

Con un mercato immobiliare fermo ed asfittico non solo per i nuovi progetti ma specialmente per i tentativi fallimentari di vendita dell’usato che mediamente ha perso il 20% del valore iniziale, dato prudenziale visto che si arriva a punte del 40% con mutui non ancora completamente estinti, e con un mercato mobiliare ad azionariato diffuso sempre più tendente al negativo, le famiglie cinesi, di per sé valenti risparmiatori, preferiscono conservare i propri risparmi che si attestano intorno al 27% del Pil. 

Quanto sta accadendo in Cina deve far riflettere: la situazione dei concessionari è un segnale che si aggiunge, considerando altri settori merceologici, alle numerose chiusure che sono di per sè evidenti camminando per le vie delle città cinesi. (riproduzione riservata)

*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da 30 anni

 


Chiudi finestra
Accedi