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Industria

Danieli, due commesse dal Dragone chiudono l'anno d'oro dell'Oriente

La società ha annunciato che Tangshan Reafon Iron & Steel e Hegang Laoting le hanno affidato l'appalto per realizzare quattro nuovi sistemi di controllo dei processi negli stabilimenti di Tangshan e di Laoting. Quest'anno il gruppo di Butrio ha fatto accordi in Giappone, Thailandia, Vietnam, Russia e Azerbaijane vanta un backlog di oltre 3 miliardi di euro


09/12/2019 13:40

di Paola Valentini - Class Editori

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Gianpietro Benedetti, presidente di Danieli

La società friulana, leader mondiale nellaproduzione di acciai speciali e soprattutto di impianti chiavi in mano per produrre acciaio e alluminio,  ha annunciato di aver vinto due nuove commesse in Cina messe in gara da Tangshan Reafon Iron & Steel e da Hegang Laoting per realizzare quattro nuovi sistemi di controllo dei processi negli stabilimenti, rispettivamente, di Tangshan e di Laoting.

I contratti sono stati aggiudicati alla controllata Danieli Corus, ma il loro importo non è stato reso noto.

Negli ultimi due decenni l'azienda di Buttrio (Udine), guidata da Gianpietro Benedetti, presidente, e da Giacomo Mareschi Danieli, nipote del fondatore eceo, tra i tre maggiori produttori al mondo di impianti per la metallurgia, ha puntato molto sulla Cina, Paese che copre più della metà della produzione globale di acciaio, e che per l'azienda friulana è arrivato a pesare il 60%. 

Danieli  è entrata 15 anni fa nel mercato cinese prima con un ufficio di rappresentanza e poi con la costruzione di due stabilimenti, uno nei pressi di Shanghai e uno a Pechino, per seguire da vicino i clienti locali. Ed è in Oriente che la tecnologia di Danieli ha ricevuto quest'anno i maggiori apprezzamenti con una serie di commesse a getto continuo.

L’ultimo accordo in ordine di tempo, subito prima delle due commesse cinese, è stato quello con il gruppo siderurgico giapponese Tokyo Steel, principale utilizzatore nipponico di rottami di acciaio che ha selezionato il gruppo di Budrio per utilizzare il  Q-ASC Automatic Scrap Classification system.

 In Thailandia la controllata Danieli Services fornirà a GJ Steel un nuovo set di 216 rotoli in acciaio inossidabile come parte di un progetto di ammodernamento degli impianti, mentre la vietnamita Pomina, uno dei più grandi produttori di acciaio del Paese, ha assegnato a Danieli  Automation la fornitura di un pacchetto di apparecchiature elettriche e di automazione per il forno esistente di Reheating e il laminatoio di Pomina 2.

Tra giugno e luglio scorsi erano arrivati due nuovi ordini dalla Cina. La Luzhou Xinyang ha commissionato due nuovi forni ad arco elettrico per la sua acciaieria di Luzhou, nella provincia del Sichuan.  Un ordine che rientra nel piano di investimenti del gruppo cinese volto all'aggiornamento tecnologico ed efficientemento dei propri impianti produttivi. Una settimana prima  Minyuan I&S group aveva commissionato alla multinazionale di Budrio un nuovo laminatoio a barre per il suo impianto di Shandong

Nel frattempo Danieli  aveva avuto un nuovo contratto per la costruzione di un impianto destinato a fabbricare tubi per la produzione di petrolio e gas senza saldature in Russia. Ai primi di febbraio aveva stretto una partnership con GFG Alliance per la progettazione e la costruzione di una nuova acciaieria ad alta tecnologia per rotaie e profilati presso lo stabilimento di Whyalla Steelworks in Australia.

In Azerbaijan ha avviato una joint venture con uno dei principali gruppi cinesi per costruire la più grande acciaieria ciclo completo, dalla miniera al coil, del paese.

Intanto l'espansione non trascura i mercati occidentali: a fine novembre il gruppo aveva comunicato di essere stato selezionato per realizzare un completo ammodernamento dell'impianto di acciaio in Ontario (Canada) di Algoma Steel. Anche in questo caso il valore del contratto non era stato comunicato.

Il gruppo ha archiviato il bilancio 2018/2019 (la società chiude al 30 giugno) con un portafoglio ordini di 3,1 miliardi rispetto ai 2,95 miliardi di inizio esercizio, un fatturato di 3 miliardi, +13%, e un ebitda di 238 milioni, +5%. L'utile netto è salito del 15% a 67 milioni.



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