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Industria

Eni, pace kazaka da 320 milioni $

Si chiude dopo 3 anni il contenzioso sui proventi del giacimento di Karachaganak. Il consorzio Kpo, di cui il Cane a sei zampe detiene il 29%, pagherà 1,1 mld. Astana ottiene anche l’estensione di una linea di credito da 1 miliardo e nuovi investimenti


02/10/2018 11:02

di Angela Zoppo

Eni

Con 2,2 miliardi di dollari arriva la pace tra il governo kazako e il consorzio Kpo (Karachaganak Petroleum Operating B.V.) che sviluppa il giacimento di Karachaganak, di cui fa parte Eni (29,25%). La cifra è equamente ripartita tra il pagamento che il consorzio verserà al Kazakhstan per chiudere il contenzioso che si trascina ormai da 3 anni sulla distribuzione dei proventi, e gli investimenti approvati una settimana fa per un’ulteriore fase di sviluppo del campo. Nel primo caso, l’importo è inferiore alla richiesta iniziale di Astana, che reclamava 1,6 miliardi di dollari. Una compensazione, però, arriverà con la revisione dei termini contrattuali, perché la società petrolifera di Stato, KazMunaiGas, che ha una partecipazione del 10%, riceverà una maggiore quota dei futuri ricavi del giacimento.

La stima è di circa 415 milioni di dollari in più al 2037, stimando il prezzo del petrolio a 80 dollari al barile. Questa era una delle condizioni che la controparte kazaka aveva messo da subito sul tavolo, mentre Kpo aveva proposto altre forme di accordo, come la realizzazione di una raffineria a fronte di un rimborso cash ridotto. Il governo kazako, inoltre, avrebbe ottenuto le garanzie per estendere un prestito a lungo termine di 1 miliardo di dollari, che verrà utilizzato per realizzare nuove infrastrutture nel Paese dell’ex blocco sovietico. La linea di credito dovrà essere allungata di10 anni, o n caso contrario i kazaki chiederanno di integrare il pagamento con altri 200 milioni di dollari. L’annuncio dell’accordo sul contenzioso è stato anticipato dal ministro dell’Energia del Kazakhstan, Kanat Bozumbayev.

Pro-quota, la parte a carico del gruppo guidato da Claudio Descalzi ammonterà a circa 320 milioni di dollari, alla pari di Shell che ha nel consorzio una partecipazione identica a quella di Eni. Gli altri partner, oltre a KazMunaiGas, sono Chevron (18%), e Lukoil (13.5%). A favorire l’intesa ha contribuito il via libera ai nuovi investimenti, per 1,1 miliardi di dollari per il progetto denominato Kgdbn (Karachaganak debottlenecking project). «L’approvazione del progetto è una pietra miliare nello sviluppo di Karachaganak», ha spiegato il direttore generale del consorzio, Edwin Blom, «e procurerà risorse per futuri investimenti (stimati in 5 mld $, ndr)». Karachaganak assicura il 49% dei volumi di gas prodotti nel Paese: nel 2017 la produzione ha raggiunto il picco di 146 milioni di boe (barili di olio equivalente). Il consorzio ha già versato tasse per ben 26 miliardi di dollari nelle casse kazake. (riproduzione riservata)


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