L'interesse cinese per le tecnologie europee continuano a trovare buon occasioni d'investimento in Italia. L'ultima è Famà Helicopters, gruppo di Castelvetro di Modena fondato nel 2009 da Antonino Famà, acquisito pochi giorni fa dal colosso cinese Doufu International Holding tramite la sua Doufu Aviation. Insieme con la società specializzata nella costruzione di elicotteri, entreranno a far parte di Doufu un combinato di importanti asset relativi alla ricerca e sviluppo, alla produzione, alla vendita e ai diritti di proprietà intellettuale.
Famà Helicopters è un'azienda a capitale familiare nota per alcuni prodotti come il bimotore Kiss 209M, conta 92 clienti e opera in alcuni Paesi europei ed extra-comunitari come Francia e Germania, ma anche Sud Africa. Il portafoglio chiave della società è la serie Kiss che comprende elicotteri leggeri monomotore e bimotore. Duofu Group, invece, è nata nel 2003 e ha sede sia a Pechino sia a Hangzhou, contando 30mila dipendenti con ricavi nel 2019 per 175,3 miliardi di Yuan (25 miliardi di euro), posizionandosi così al 25esimo posto tra le prime 500 aziende private cinesi.
In occasione della firma del contratto, avvenuta in videoconferenza, il presidente della divisione Duofu Aviation, Liao Yunwu, ha sottolineato come l'acquisto di Famà Helicopter servirà a ridurre «il divario tra l'industria dell'aviazione generale cinese e le capacità avanzate degli sviluppatori all'estero», facilitando «lo sviluppo economico ed il dialogo internazionale». Il colosso del Dragone in seguito all'operazione creerà anche centri europei di progettazione di elicotteri e motori e di ricerca e sviluppo e svilupperà motori turboalbero più avanzati, elicotteri elettrici, elicotteri bimotore da quattro a cinque posti, velivoli eVTOL, droni e altri prodotti basati sulla linea di prodotti originale. Inoltre, continueranno ad espandere la capacità produttiva degli elicotteri esistenti.
Per il piano saranno investiti 5 miliardi di yuan (quasi 720 milioni di euro) che saranno utilizzati anche per costruire una catena industriale aeronautica completa composta da ricerca e sviluppo, produzione, vendite e operazioni. L'auspicio cinese, alla luce di un investimento di tale portata, è quello di riuscire a incoraggiare la formazione di altri segmenti come il leasing e la gestione di aeromobili, ma anche il business assicurativo dell'aviazione, le basi di addestramento, i club, la logistica e l'innovazione high-tech. Infine, aiuterà i governi locali a migliorare la struttura delle industrie emergenti e a creare posti di lavoro locali.
Il piano risponde a precisi interessi governativi, diversi da quelli del governo italiano, attualmente non ancora espostosi sulla vicenda. Secondo i dati del Centro di ricerca cinese per lo sviluppo dell'industria dell'aviazione, entro il 2027 la Cina avrà una flotta di più di 3.500 elicotteri civili con un mercato che arriverà a valere 14,4 miliardi di dollari. Le attese, a livello italiano, sono per i risvolti che potrebbe avere la vicenda. Alcuni mesi fa il governo era intervenuto con il golden power sul deal tra la friulana Alpi Aviation (droni) e la cinese Mars Information Tecnology e su quello tra Efort Intelligence Equipment e l'azienda di Novara Robox. (riproduzione riservata)