Guerra commerciale con la Cina, aumento del credito, ma anche la volontà delle amminstrazioni pubbliche di ripulire l'ecosistema delle aziende di Stato. Gli aggiustamenti in corso nell’economia cinese potrebbero costare anche nel 2019 un aumento a doppia cifra delle insolvenze aziendali. Un bis dello spettacolo andato in scena nell’anno appena trascorso. A livello globale la tendenza al rialzo delle insolvenze d’impresa (+10%) è dovuta soprattutto all’impennata dei dati in arrivo dal Dragone. Un aumento stimato attorno al 60% da Euler Hermes, società di riassicurazione crediti del gruppo Allianz.
Nell’immediato la dirigenza comunista si trova a fare i conti con i segnali di frenata dalla seconda economia al mondo.
Secondo indiscrezioni, il governo avrebbe anche abbassato l’obiettivo di crescita per il 2019 fissandolo tra il 6% e il 6,5%. La decisione finale, presa nel corso della Conferenza Centrale sul Lavoro Economico, sarà però comunicata soltanto a marzo durante la sessione annuale dell’Assemblea Nazionale del Popolo. I campanelli d’allarme (da ultimo, il calo delle immatricolazioni e dell’export) hanno spinto la People’s Bank of China a preconizzare nuovi interventi per sostenere la crescita. La banca centrale è già intervenuta annunciando un taglio di 100 punti base del coefficiente di riserva per le banche.
Il vicegovernatore Zhu Hexi ha promesso impegni mirati di politica monetaria. Occorre «risolvere il problema della banche commerciali che non osano o sono riluttanti a concedere prestiti alle piccole imprese», ha sottolineato precisando che Pechino manterrà comunque costante il tasso di cambio. Il governo cinese intende inoltre accelerare l’emissione di obbligazioni delle amministrazioni locali, così da finanziare la costruzione di progetti pubblici.
Intanto il vicepremier Liu He ha fatto sapere di aver accettato l’invito a recarsi a Washington a fine gennaio per proseguire i colloqui commerciali. Dovrebbe incontrare il segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin e il rappresentate per il Commercio Robert Lighthizer, lo stesso che, tramite un senatore repubblicano e contro l’ottimismo del presidente Donald Trump, ha fatto sapere di non aver visto grossi progressi nelle trattative. (riproduzione riservata)