La Cina lancia il suo piano quinquennale sul digitale. Il documento diffuso dal Consiglio di Stato, l’esecutivo della Repubblica popolare, fissa per l’economia digitale un obiettivo di crescita del valore dal 7,8% del Pil nel 2020 al 10% del Pil nel 2025. Pechino punta inoltre ad avere entro il 2025 il 45% delle imprese industriali connesse a "piattaforme internet industriali", rispetto al 14,7% attuale.
Il piano prevede di rafforzare la ricerca in ambito 6G, di innovazione dei settori strategici dei circuiti integrati e dell'intelligenza artificiale, nella blockchain, in nuovi materiali, big data e nell'applicazione di questi passi avanti in nuovi modelli di business.
Il documento dedica inoltre spazio alla regolamentazione, allo sviluppo e diffusione della valuta digitale e alla protezione della privacy. Nello stesso tempo, Pechino punta a delineare un set di regolamentazioni nel campo dei flussi dei dati cross-border, della lotta ai monopoli, della diffusione della valuta digitale e della protezione della privacy.
I vertici cinesi sono consci della centralità del digitale nella "riorganizzazione delle risorse globali", nella "riforma dell'economia globale", alterando la struttura delle economie e il "panorama competitivo globale".
In questo quadro rientra la competizione nel campo dei microprocessori, risorsa tanto importante quanto scarsa per via della crescita della domanda di elettronica, combinata a una serie di incidenti che hanno avuto un impatto sull’offerta.
Questa scarsità, che nel 2021 ha costretto diverse grandi compagnie a rivedere le proprie strategie di produzione, sta arricchendo sempre più alcuni giganti del settore collocati in Asia orientale, in posizioni talvolta ad alto rischio geopolitico, e sta costringendo governi ed economie a darsi una mossa. D’altronde tra i primi dieci produttori non si intravedono né statunitensi né europei, ma soltanto asiatici, con in testa la taiwanese Tsmc e i sudcoreani Samsung e Sk Hynix. Gli effetti si vedono sui conti delle aziende che si contendono il mercato.
Tsmc, il principale fornitore di chip in conto terzi al mondo, ha annunciato oggi i risultati dell'ultimo trimestre del 2021: numeri che, in maniera non inattesa, fanno capire cosa sta accadendo. Il gigante dei semiconduttori, che produce tra l'altro i chip per gli iPhone, ha dichiarato utili per 5,27 miliardi di euro (+16,4%). Per quanto riguarda l'intero 2021, l'incremento delle vendite è stato pari al 18,5%, per un valore di 1.587 miliardi di dollari taiwanesi (50,31 miliardi di euro), e gli utili sono arrivati a 596,54 miliardi di dollari taiwanesi (18,9 miliardi di euro), con un +15,2% su base annua.
Tsmc ha incrementato i suoi prezzi fino al 20%. La giustificazione addottata è il fatto che è impegnata in imponenti investimenti con un piano triennale che prevede l'impegno di 87,7 miliardi di euro per rafforzare la sua capacità produttiva e rispondere alla crisi di forniture di semiconduttori che ha angustiato diversi settori produttivi nel 2021. (riproduzione riservata)