L'industria automotive in Cina sta facendo i conti con i primi numeri che riguardano le perdite di produzione e di vendite in seguito all'epidenia di coronavirus.
L'associazione dei concessionari di automobili ha recentemente dichiarato che le vendite di auto nei primi due mesi dell'anno sono diminuite di oltre il 92% e che si prevede un calo fino all'80% per i primi tre mesi dell'anno. A risentirne sono stati, ovviamente, tutti i fabbricanti, esteri e nazionali. Bmw, che genera quasi un terzo delle sue vendite annuali di veicoli in Cina, si mostra tuttavia ottimista.
Oliver Zipse, il ceo della casa tedesca, ha precisato che è ancora troppo presto per fare previsioni sull'impatto del virus sulle vendite e sugli utili dell'intero anno. «La Cina ha subito un chiaro impatto a febbraio e questo continuerà anche se in forma meno drastica a marzo. Ma non direi che questo significhi che non ci sarà crescita per l'intero anno. E' troppo presto per dirlo», ha specificato.
La China Passenger Car Association (CPCA)ha precisato che nei primi 16 giorni di febbraio le vendite sono calate del 92%, ma gli analisti si aspettano un rimbalzo in aprile, se l'epidemia si avvia ad essere messa sotto controllo.
«L'impatto sul mercato dell'epidemia sarà temporaneo», ha cercato di tranquillizzare la CPCA, «i progressi nella ripresa dipenderanno molto da quello che farà il governo per aiutare il settore».
Un portavoce del Ministero del commercio ha dichiarato la settimana scorsa che il governo sta studiando dei provvedimenti in proposito, mentre sta incoraggiando le amministrazioni locali a studiare dei provvedimenti per incentivare l'uso di veicoli elettrici, per togliere le restrizioni sull'acquisto di veicoli nuovi e incentivare i rimpiazzi.
Nella città di Foshan, nel Guangdong, una delle aree più tecnologicamente sviluppate e benestanti, i potenziali clienti riceveranno un sussidio per l'acquisto di auto resgistrate nella provincia e con il minor standard di emissioni "China VI".
Intanto il ministero dei trasporti ha tolto tutti i pedaggi a livello nazionale sulle autostrade fino alla fine dell'epidemia e i lavori di manutenzione per facilitare la consegna delle merci e la ripresa del lavoro a chi si deve trasferire all'interno del paese.
L'associazione dei dealer di auto fa anche conto sul fatto che chi non ha ancora l'auto sarà spinto all'acquisto dal desiderio di viaggiare sul suo veicolo privato, evitando mezzi e spazi pubblici e, quindi, rischi di contagio.
Dal lato dell'offerta, l'epidemia ha avuto il maggior impatto nella provincia dello Hubei, dove hanno sede diversi costruttori e che nel 2019 ha prodotto 2,24 milioni di auto, l'8,8% del totale cinese. Tuttavia, e nonostante le interruzioni subite nella supply chain globale, i grandi produttori hanno già riattivato le linee quasi completamente.
FAW-Volkswagen Automobile ha ripreso a produrre in tutti e quattro i suo stabilimenti cinesi, e il management ha dichiarato che verrà incrementata la produttività per bilanciare le perdire di produzione. Anche il gigafactory di Tesla a Shanghai ha ripreso in pieno, ma i manager temono un impatto sui conti del primo trimestre.
Guangzhou Automobile Group, SAIC-GM-Wuling e BYD hanno adottato provvedimenti per contenere i rischi di contagio imponendo l'uso della mascherina sulle linee di produzione.