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Industria

Porsche, Burberry e Courvoisier i brand più esposti al rischio Cina

Le contromisure di Pechino ai dazi commerciali ventilati dagli Usa e dall'Unione europea sui prodotti di punta dei cinesi, auto elettriche e celle fotovoltaiche, potrebbero colpire soprattutto i produttori europei di auto, alcolici e abbigliamento di lusso. Ecco i risultati dell'analisi di AlphaValue


13/05/2024 12:59

di Rossella Savojardo - Class Editori

settimanale

Auto, moda e alcolici. Il terreno di scontro su cui si potrebbe combattere la possibile guerra commerciale tra Cina e Occidente vale circa 1.200 miliardi di capitalizzazione di mercato in Europa. A fare le spese del potenziale innalzamento dei dazi tra il Vecchio continente e l’ex Celeste Impero sarebbero infatti nomi come Rémi Cointreau, Lvmh, Prada, Bmw e Mercedes. Tre comparti - quelli di auto, moda e alcolici - che vantano una capitalizzazione di mercato di 130 miliardi (gli alcolici), 680 e 390 miliardi (lusso e automotive) e che restano legati a doppia mandata alla Cina. Una dipendenza che una trade war potrebbe addirittura stravolgere, sostengono gli esperti.

Mentre Joe Biden si prepara a una delle decisioni di politica estera più importanti del suo mandato, con l’annuncio di dazi su veicoli elettrici, batterie e celle solari cinesi, in Europa dall’insolita visita di inizio maggio di Xi Jinping sembra in primo luogo chiara una cosa: Pechino sta reagendo alle minacce europee sulle importazioni di auto cinesi tirando in ballo le esportazioni europee di altri beni.

Arrivato in Francia per ammorbidire la linea dura del presidente Emmanuel Macron sull’introduzione di dazi specifici (che potrebbero salire dal 10% al 15%) sulle vetture elettriche cinesi per contrastare il dumping (esportazione a basso costo), Xi se n’è andato con in mano una bottiglia di cognac e un accenno al disgelo sulla disputa (iniziata a gennaio) di importazioni cinesi di distillati europei. Quasi a voler ricordare all’Europa quando effettivamente sia subordinata alla Cina.

Proprio il controvalore delle vendite di cognac europeo a Pechino si aggira mediamente intorno a 5 miliardi di euro, quello dei prodotti di moda di lusso cuba per circa 50 miliardi, mentre la vendita di auto vale 180 miliardi (incluso l’export dalla Ue). Secondo l’analisi di AplhaValue la crescita degli utili per azione del 2024, rispetto al 2023, dovrebbe essere di circa il 10% per il settore degli alcolici e dell’11% per quello del lusso, mentre gli eps del comparto auto potrebbero subire un calo del 5% su base annua.

Ma tenendo in considerazione le tensioni con Pechino e l’esposizione dei tre settori alla Cina, gli analisti hanno ipotizzato cosa succederebbe con una riduzione del 30% delle vendite cinesi per i settori coinvolti. In questo scenario, gli utili per azione rettificati nel 2024 rispetto al 2023 crescerebbero solo del 5% per gli alcolici, mentre calerebbero di un -3% e un -13%, rispettivamente, per la moda e le auto.

Per gli alcolici, nel peggiore degli scenari ipotizzabili, potrebbe verificarsi un aumento delle tariffe sul brandy importato dall’Ue, con una conseguente perdita di volumi e margini nella regione. In attesa di capire se ci sarà davvero un disgelo sui dazi sui distillati, per gli esperti è comunque improbabile che l’indagine antidumping si risolva in tempi brevi e questo potrebbe imporre ulteriore pressione su un comparto già in difficoltà.

Campari, che ha comprato il cognac Courvoisier, è esposto per il 4% in Cina, meno di lei nessuno: per il 5% Diageo, per il 12% Pernord Ricard e per il 30% Remy Cointreau. Nell’ipotesi di una riduzione del 30% delle vendite cinesi, gli analisti di AlphaValue calcolano che gli utili per azione di società come Diageo potrebbero rallentare dello 0,6-0,7% tra 2024 e 2025 rispetto alla situazione attuale. Per società come Campari il calo sarebbe tra il 2,2% e oltre il 5%, mentre gli utili per azione 2024-25 di Pernod Ricard potrebbero calare ben oltre il 10% rispetto alla situazione corrente, quelli del colosso del cognac Rémy Cointreau addirittura di oltre il 20% in entrambi gli anni.

Nella moda la Cina rimane il più importante driver della crescita del settore, rappresentando una vera e propria pedina di scambio per Pechino e Bruxelles. A essere maggiormente esposta al Dragone in questo caso è Burberry (al 38%), seguita poi in fila da Prada, Hermès e Richemont (tutte al 35%), quest’ultima in particolare nella linea di gioielli e orologi. Kering non è da meno con un’esposizione generale del 30% alla Cina, anche se le sole vendite di Gucci, che Kering ha in pancia, sono esposte per il 40-45%.

Infine, Lvmh le cui vendite sono soggette per un 28% alla dipendenza dal Dragone, con una minore esposizione dei marchi degli alcolici relativi a champagne (2-3%) e cognac (al 20%, Lvmh vende il cognac Hennessy) e una maggior esposizione sui marchi più rinomati quali Louis Vuitton o Dior (tra il 30% e il 40%). Prendendo solo il gigante di casa Arnault e inserendolo nello scenario degli analisti di un potenziale calo delle vendite cinesi del 30%, l’utile per azione potrebbe calare dell’11% sia nel 2024 sia nel 2025.

È nell’auto però che si concretizza il vero terreno di scontro. Così come avviene per i beni di lusso, la Cina è uno dei mercati più grandi al mondo nel comparto dell’auto. Secondo gli analisti nel 2024 l’ipotesi di una guerra commerciale aggiungerà incertezza a un settore già sotto pressione. I produttori di auto di lusso hanno un’esposizione maggiore a causa del più alto rapporto di importazione. A essere più esposta tra le case automobilistiche è Porsche, mentre la best in class rimane Stellantis con un’esposizione relativamente inferiore rispetto ai competitor.

Applicando anche al comparto auto lo scenario di un potenziale calo delle vendite del 30% in Cina, a essere più svantaggiate sarebbero proprio Porsche (-18/19% gli eps 2024-25 rispetto alla situazione corrente), seguita da Mercedes (-13/14% sui due anni), Bmw e Volkswagen (entrambe tra il -10% e -11% sia nel 2024 che nel 2025). Gli utili per azione di Renault scenderebbero del 5% in entrambi gli anni, mentre per Stellatins la riduzione sarebbe solo dell’1% nel 2024-25 rispetto ai numeri attuali del gruppo. (riproduzione riservata)


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