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Industria

Sace, l'India pronta a diventare la terza economia del mondo

Dalla tredicesima posizione occupata nel 2000 per dimensione dell'economia, il Paese è balzato alla quinta nel 2022 e si prevede raggiungerà la terza già nel 2027. la demografia è uno dei fattori più rilevanti nell'equazione della crescita del subcontinente in cui è previsto un raddoppio dei consumi interni nei prossimi anni


09/11/2023 18:02

di Gerica Antolini - Class Editori

settimanale
Alessandra Ricci, ceo di Sace

In una fase storica di profonde sfide globali e di ridefinizione degli equilibri geopolitici, molti occhi sono puntati, in maniera crescente, verso l'India, uno dei Paesi a più rapida crescita del globo. Dalla tredicesima posizione occupata nel 2000 per dimensione dell'economia, il Paese è, infatti, balzato alla quinta nel 2022 e si prevede raggiungerà la terza già nel 2027.

È quanto emerge dal Focus 'Il momento dell'India: una vera chance per l'Elefante (e per le imprese italiane)', un'analisi sulle potenzialità di uno dei Paesi a piu' rapida crescita al mondo, elaborata dall'Ufficio studi di Sace. La ricerca segnala quello demografico come uno dei fattori più rilevanti nell'equazione della crescita dell'India, la cui popolazione (1,428 miliardi) ha superato quest'anno quella cinese.

In particolare, la forza lavoro è prevista in espansione fino al 2032, mantenendosi comunque al di sopra del 65% della popolazione fino a quasi il 2060. Il boom demografico e l'aumento dei redditi disponibili continueranno a supportare l'espansione dei consumi domestici, che in India valgono circa il 60% del Pil e che nel 2031 dovrebbero raggiungere un valore di 5.200 miliardi di dollari, più del doppio rispetto ai livelli attuali.

Il momento dell'India appare, inoltre, legittimato dall'attuale processo di frammentazione geoeconomica, accelerato dall'invasione russa dell'Ucraina, e dalla ricerca da parte dei Paesi occidentali di una maggiore diversificazione e affidabilità delle catene di approvvigionamento. In questo contesto, Il Paese ha l'opportunità unica per diventare un mercato di sbocco fondamentale per gli investimenti produttivi dei Paesi occidentali.

Se finora le economie del Sudest Asiatico, Vietnam in testa, sono state le principali beneficiarie del processo di diversificazione delle catene di approvvigionamento manifatturiere globali, nel lungo periodo l'India sarà l'unico mercato con un potenziale comparabile a quello della Cina, che potrà, però, essere sfruttato solo attraverso l'impegno continuo a migliorare le infrastrutture del Paese e a formare una ampia classe di lavoratori qualificati.

La continua e rapida espansione dell'economia e il previsto aumento della produzione manifatturiera saranno responsabili di un consistente aumento dei consumi energetici dell'India nei prossimi anni, richiedendo importanti investimenti per soddisfare questa crescente domanda.

Queste dinamiche rappresentano, al contempo, sia una sfida sia un'importante opportunità per Delhi, che già oggi è la terza geografia al mondo per consumi energetici, soddisfatti quasi interamente da combustibili fossili. L'aspetto positivo è che il processo di transizione energetica del Paese è già ben avviato, come segnalato dall'incremento del 130% della capacità installata da fonti rinnovabili dal 2014 al 2023 (oggi pari a circa 180 gw, in grado di soddisfare poco meno del 20% dei consumi energetici) e dagli impegni presi in occasione della Cop26 di Glasgow nel 2021, quando Modi ha annunciato gli obiettivi del raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2070 e del soddisfacimento del 50% della domanda di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030.

Le potenzialità dell'India lasciano pensare non solamente a un incremento dei flussi futuri di export italiano verso il Paese - confermando le tendenze in atto  (+11,5% nei primi 8 mesi di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2022) e le previsioni per il 2024 (+4,8%) e per il biennio 2025/26 (+5%) - ma anche a una progressiva ricomposizione del paniere di beni esportati.

L'aumento della popolazione e dei redditi disponibili favorirà, infatti, le vendite di beni di consumo, tra cui quelli del Made in Italy tradizionale, mentre le prospettive di sviluppo dell'industria manifatturiera quelle di prodotti a elevato contenuto tecnologico, come quelli dei settori della meccanica strumentale e degli apparecchi elettrici. Il processo di transizione energetica dell'India può, inoltre, riservare diverse opportunità per le aziende italiane produttrici di beni ambientali, anche grazie al posizionamento di mercato favorevole dell'Italia, che è il secondo esportatore europeo in questo settore dopo la Germania.

A valle di queste considerazioni, va però ricordato come l'India non sia un mercato dal facile approccio dati l'estensione territoriale del Paese, nonche' l'eterogeneità delle regioni interne in termini di ricchezza, sviluppo infrastrutturale e presenza di cluster manifatturieri, elementi che richiedono la definizione di una strategia di accesso di tipo granulare.

Il Pil pro-capite registrato a Delhi (4.637 dollari) è, per esempio, almeno 5 volte superiore rispetto a quello rilevato nei tre stati più poveri (Bihar, Uttar Pradesh e Jharkhand), mentre i principali poli industriali si concentrano negli stati di Rajasthan, Gujarat, Maharashtra, Karnataka, Haryana, Telengana e Tamil Nadu. (riproduzione riservata)


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