Stellantis vuole ampliare la sua presenza in Cina e crescere in quello che è il mercato automobilistico più grande del mondo. Per raggiungere questo obiettivo, secondo quanto riporta Bloomberg, la casa guidata da Carlos Tavares sta valutando la possibilità di avviare una collaborazione con un produttore cinese di veicoli elettrici per provare consolidare la sua presenza nel mercato del Paese asiatico.
Secondo fonti a conoscenza delle intenzioni di Stellantis citate dall’agenzia americana, la seconda casa automobilistica europea per dimensioni sta esplorando la possibilità di iniziare a lavorare, attraverso una partnership, con Zhejiang Leapmotor Technologies. L’azienda cinese si occupa principalmente di ricerca e sviluppo, produzione e vendita di veicoli a nuova energia ed è impegnata nella ricerca e nello sviluppo di tutto il software e l'hardware dei sistemi principali e dei componenti elettronici dei veicoli elettrici intelligenti. I prodotti principali di Leapmotor includono la berlina di medie e grandi dimensioni C01, il Suv di medie dimensioni C11, l’utilitaria T03 e la coupé S01.
Così come già molti concorrenti hanno fatto anche Stellantis ha quindi scelto di valutare l’investimento o la partnership in un’azienda di veicoli elettrici cinese per puntare a quel mercato, ma secondo le fonti le diverse valutazioni sarebbero ancora in corso e non sarebbe stata presa alcuna decisione definitiva. Altri produttori automobilistici globali, tra cui Volkswagen, avevano già espresso interesse per una potenziale collaborazione con Leapmotor.
Una eventuale partnership con la società cinese si sposerebbe la strategia "asset-light" in Cina che il ceo di Stellantis, Carlos Tavares, ha scelto di portare avanti, dopo che il gruppo ha interrotto la produzione nel suo unico stabilimento Jeep in Cina. Tavares, a margine della semestrale a luglio, aveva sottolineato di essere soddisfatto della sua decisione di ridimensionare l’attività produttiva nel Paese asiatico, spiegando che concorrenti come Volkswagen e General Motors si trovavano "sotto pressione" in Cina, a causa della guerra dei prezzi in atto. (riproduzione riservata)