Le Erinni della mitologia greca, con la loro nuvola tempestosa portatrice di malattie, in questo caso il Covid 19, hanno indugiato in questi giorni sui cieli della Cina: in particolare a Guangzhou (Canton), attizzando un focolaio di una trentina di casi che, oltre ad aver irrigidito le attività con gli abituali lockdown per aree abitative, ha portato alla decisione di sospendere la Shanghai Air Expo prevista per la metà di giugno in quanto molte aziende e visitatori provenivano dalla provincia del Guangdong. Nell’ultima edizione del 2019 avevano partecipato 500 espositori in rappresentanza di quaranta Paesi.
A questo si aggiunge quanto è accaduto la settimana scorsa a Shenzhen in particolare a Yantian International Container Terminal quando, in alcuni container sono risultate tracce di virus Covid 19. Come era già accaduto in precedenza a Shanghai, Tianjin e Qingdao, si sono immediatamente intensificati i controlli e le operazioni di disinfestazione e le attività di sbarco ed imbarco stanno procedendo a rilento (circa sette volte meno del normale) con conseguenze di mancati attracchi e partenze delle portacontainer
Settanta navi, infatti, hanno omesso o hanno in previsione di non approdare al terminal nei prossimi giorni secondo le regole di accettazione di soli 5.000 containers al giorno previa prenotazione. Tutto ciò contribuisce ad incrementare i costi di nolo e la scarsità di vuoti secondo un copione già noto.
Infine la chiusura negli scorsi giorni della frontiera con il Vietnam per sospetti casi provenienti da questo Paese e il riscontro a Shanghai di alcuni casi importati La complessità delle circostanze globali, condizionate in tutto o in parte dalla pandemia ed in continuo movimento alfine di trovare un proprio assestamento, offrono oggi alcuni elementi di novità per un futuro a medio termine.
L’avvio dei piani vaccinali nei diversi Paesi ha contribuito a nuovi scenari che fino a pochi mesi fa non era possibile immaginare. La Cina, con il suo sistema di prevenzione fondato sui tracciamenti e la chiusura con l’estero, ha portato il Paese a meritarsi il titolo di “Covid free”. Altri Paesi del Sud Est Asiatico sono invece precipitati in uno status peggiorativo (Singapore, Taiwan, Giappone e Malesia) che ha richiesto forme di controllo e utilizzo di misure di lockdown.
L’India è oggi un’isola infelice, e Australia e Nuova Zelanda, pur avendo indici di diffusione limitati hanno chiuso le frontiere. Il fronte europeo, dopo le diatribe iniziali sulle forniture di vaccino e sulla sua distribuzione afferente anche all’organizzazione, ha riconquistato terreno. Infine gli Stati Uniti negli ultimi tre mesi hanno assunto un cambio di passo.
L’Italia in particolare non solo sta raggiungendo livelli vaccinali eccellenti ma, questo è l’aspetto più importante, si sta dando un’organizzazione efficiente e di controllo che paga con i risultati ottenuti. Se il vaccino è efficace l’obiettivo è focalizzato sulla ripresa e soprattutto al ritorno in condizioni di sicurezza di un Paese aperto.
La Cina, invece, sta confermando, nonostante un livello minimale di casi, la propria chiusura con l’esterno avendo dalla sua parte la consistente dote dell’export ed i consumi interni, concreta attuazione della “Dual circulation”. Peraltro, il numero delle persone vaccinate in Cina in rapporto al totale della popolazione è ancora basso anche se nell’ultima settimana sono state prese decisioni per intensificare le inoculazioni. Ieri, anche il vaccino cinese Sinovac dopo quello di Sinopharm è stato approvato dall’OMS e la stessa Cina ha al momento distribuito nei Paesi del Brics 350 milioni di dosi.
Come Italia e come Europa la vexata quaestio quotidiana è la circolazione delle persone da e per la Cina: vigono ancora le regole attuative del marzo 2020 sul fronte del trasporto aereo con un solo volo a settimana per compagnia aerea e per aeroporto di origine e di destinazione anche se in altri Paesi europei le compagnie aeree cinesi, pur con limitazioni, sono operative mentre per l’ Italia è in funzione un solo volo diretto a settimana, condizione per le autorità cinesi per il rilascio del codice verde quale risultato dal tampone eseguito nelle 48 ore prima della partenza.
Questo quadro difensivo poteva avere efficacia nel corso del 2020 ma oggi appare un superato anche perché la politica dei Paesi europei e degli Stati Uniti ha come obiettivo la vaccinazione di massa per contrastare i contagi. In Italia il sistema sta funzionando ed i risultati ottenuti sono il frutto di un nuovo modo di ragionare puntando sull’efficienza.
Le nostre esportazioni sulla Cina sono cresciute del 43% come dato aggregato dall’inizio dell’anno ma il nostro turismo che vale il 15% del Pil non potrà beneficiare della parte cinese in quanto le persone non sono vaccinate se non in minima parte ma soprattutto non vengono ripristinati i voli di collegamento. Inoltre il Passaporto europeo, in fase di approvazione definita da parte del Parlamento Europeo, non prevede al momento il riconoscimento di vaccini cinesi.
Gli expat italiani possono uscire dalla Cina ma il rientro è praticamente impossibile e costoso con quarantene prolungate ancorché un passeggero si sia sottoposto a vaccino cinese.
Una delle ragioni di questa complessità delle circostanze sta proprio nel fatto che l’Europa e l’Italia negli ultimi tre mesi hanno proceduto speditamente nelle decisioni migliorative e di questo bisognerebbe tenerne una certa considerazione nei rapporti diplomatici con la Cina.
Questi fatti recenti non facilitano ma l’unica soluzione è la campagna vaccinale e l’approvazione, per chi vuole spostarsi dalla Cina, del vaccino Pfizer BioNTech che si spera avvenga in luglio visto che ormai i due vaccini cinesi hanno ottenuto un salvacondotto nel resto del mondo. Diversamente, anche quest’anno sarà la fotocopia degli ultimi mesi del 2020. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni