Le esportazioni e le importazioni cinesi si sono entrambe contratte a maggio, a causa dell'indebolimento della domanda globale e delle preoccupazioni per il rallentamento dei consumi interni.
Le esportazioni in dollari sono scese del 7,5% su base annua a maggio, a 238,5 miliardi di dollari. Il ritmo della contrazione e' stato peggiore di quello stimato dal consenso degli economisti che si aspettavano una discesa dello 0,4%.
Le importazioni, invece, si sono ridotte del 4,5% su base annua a 217,69 miliardi di dollari, rispetto al calo del 7,9% di aprile e alla contrazione dell'8% prevista dagli economisti. La bilancia commerciale ha comunque registrato un surplus consistente di 65,81 miliardi di dollari a maggio.
«I dati sul commercio cinese hanno offerto un'ulteriore prova dell'indebolimento della domanda sia interna che estera, con un calo delle esportazioni particolarmente forte il mese scorso», afferma Craig Erlam, analista di Oanda.
Per l'esperto l'indebolimento del commercio globale non è una novita', «ma è sorprendente la rapidità con cui si è affievolita la spinta alla riapertura da parte della Cina, con gli arretrati di lavoro che hanno sostenuto i numeri delle esportazioni fino ad ora, anche se altri Paesi hanno continuato a vedere diminuire la domanda dei loro beni».
Con il boom delle riaperture in Cina che si è affievolito così rapidamente, prosegue Erlam, «si intensificheranno le pressioni sulla leadership affinché annunci nuove misure di stimolo nel tentativo di rivitalizzare nuovamente l'economia e raggiungere l'obiettivo di crescita del 5%. Inizialmente ciò potrebbe avvenire sotto forma di tagli dei tassi, forse mirati ai settori più sotto pressione, con le autorità finora riluttanti a impegnarsi in un allentamento su larga scala».
Anche Carlo Benetti, market specialist di Gam Italia Sgr, teme un possibile effetto domino innescato dalle recenti basse performance dell'economia. «La produzione industriale e l'andamento del mercato immobiliare sono stati inferiori alle attese, é possibile che anche quest'anno l'economia cinese non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di crescita stabiliti dal governo», ha spiegato l'analista.
Tuttavia sarebbe imprudente trarre conclusioni affrettate.«Nei primi tre mesi dell'anno la crescita è stata al tasso annualizzato del 4,5%, sostenuta da esportazioni e consumi; la disoccupazione giovanile è un sintomo ma il mercato del lavoro nel suo complesso resta robusto, la spinta dei consumi non è esaurita e il governo potrebbe mantenere l'impegno preso al Congresso di ottobre e trovare una soluzione ai problemi del settore immobiliare», ha concluso Benetti.(riproduzione riservata)