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Politica

Anche Pechino guarda agli eurobond. Collocati titoli per 4 miliardi

Per la Cina è il primo collocamento in valuta unica da 15 anni. Confermate le indiscrezioni circolate a metà ottobre. La Repubblica popolare ha emesso obbligazioni per 4 miliardi di euro con scadenza a 7, 12 e 20 anni. L'ammontare è stato suddiviso tra 2 miliardi di euro di titoli a sette anni e 1 miliardo di euro ciascuno di obbligazioni a 12 e 20 anni. Domanda oltre i 19,5 miliardi


05/11/2019 16:06

di Mauro Romano - Class Editori

La Cina colloca 4 miliardi di eurobond

Pechino torna a finanziarsi in euro, Confermando l'indiscrezione circolata nelle scorse settimane, si veda MF-Milano Finanza del 23 ottobre, la Cina ha  collocato obbligazioni in euro per la prima volta in 15 anni.

La Repubblica popolare ha emesso titoli di Stato per 4 miliardi di euro con scadenza a 7, 12 e 20 anni. L'ammontare è stato suddiviso tra 2 miliardi di euro di titoli a sette anni e 1 miliardo di euro ciascuno per le tranche a  12 e 20 anni. Gli ordini, secondo quanto rivelano fonti vicine al collocamento, hanno superato i 19,5 miliardi di euro,di cui 3,7 miliardi dai joint lead manager. 

L’ultimo collocamento sovrano cinese in euro (e in dollari ) risaliva al 2004. Si trattò di due tranche a cinque e dieci anni per complessivi 1,7 miliardi. Da allora Pechino ha ritenuto di andare sul mercato in yuan per favorire il processo di internazionalizzazione della propria divisa.

Già due anni fa però i cinesi avevano deciso di guardare nuovamente alla valuta verde, riaffacciandosi sul mercato con un collocamento a Hong Kong da 2 miliardi di titoli a cinque e dieci anni. A ottobre dello scorso anno Pechino aveva quindi piazzato 3 miliardi di dollari in titoli sovrani, suddivisi in 1,5 miliardi con scadenza 2023; 1 miliardo al 2028 e 500 milioni al 2048. Anche questa volta, secondo quanto riporta Bloomberg, gli euro dovrebbero accompagnarsi a un nuovo collocamento in dollari.

Con un mercato obbligazionario interno da 13 mila miliardi di dollari, aperto ulteriormente a investitori stranieri tramite la connessione tra i listini locali e quello di Hong Kong, la Repubblica popolare non avrebbe bisogno di piazzare il proprio debito sovrano sui mercati offshore. Pechino cerca però di ritagliarsi un ruolo di porto sicuro rispetto al debito statunitense. (riproduzione riservata)


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