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Politica

Battaglia sulla crescita del pil cinese nel primo semestre

Al China Macroeconomy Forum della Renmin University si ipotizza una crescita superiore alle attese, grazie ai consumi interni, invece gli analisti internazionali, sulla base dei dati di aprile e maggio, prevedono un calo rispetto ai target governativo del 5,5%


27/06/2023 14:20

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Liu Xiaoguang, economista della Renmin University of China

Un'autorevole fonte, sicuramente di parte, ipotizza che la crescita dell'economia cinese nel primo semetsre dell'anno riserverà della sorprese positive. Secondo un rapporto pubblicato dal China Macroeconomy Forum della Renmin University of China, il prodotto interno lordo cinese dovrebbe essere cresciuto del 6,2% nella prima metà di quest'anno grazie ai forti consumi. 

«Merito della ripresa di una domanda repressa, del sostegno del governo e dei bassi livelli dell'anno precedente», ha spiegato Liu Xiaoguang, uno degli autori del rapporto e professore presso l'Accademia Nazionale di Sviluppo e Strategia della Renmin University of China. «La triplice pressione della contrazione della domanda, degli shock dell'offerta e dell'indebolimento delle aspettative si è attenuata in varia misura, in quanto l'economia mostra segnali di aver toccato il minimo», ha aggiunto Liu. 

Nei prossimi sei mesi, l'economia passerà a una crescita espansiva sulla base del basso livello dell'anno scorso e i consumi saranno il fattore principale della crescita nel breve termine. Per l'intero 2023, il Pil crescerà probabilmente del 5,7%, con consumi, investimenti ed esportazioni in espansione, rispettivamente, dell'8%, del 4,5% e dell'1,8%, secondo il rapporto. Invece, le esportazioni diminuiranno del 4,9%. 

Le stime sono ben diverse da quelle dei principali analisti internazionali. Nomura, investmente bank giapponese, di recente ha tagliato le sue previsioni sulla crescita del Pil cinese al 5,1% quest'anno e al 3,9% l'anno prossimo, rispetto alle precedenti previsioni del 5,5% e del 4,2% rispettivamente, dopo che i dati economici di aprile e maggio hanno mostrato che la ripresa cinese si sta esaurendo, nonostante la revoca delle misure anti-Covid all'inizio dell'anno.

Secondo gli analisti di Nomura, Pechino intensificherà il sostegno politico nei prossimi mesi. Ma questo potrebbe non risollevare la situazione, data la mancanza di fiducia del mercato - una situazione che sta diventando sempre più simile alla recessione del Giappone negli anni '90. 

Gli economisti di Goldman Sachs, la regina delle banche d'affari di Wall Street, hanno messo l'accento sul «rallentamento del settore immobiliare cinese e i suoi effetti a catena sul resto dell'economia stanno compromettendo i benefici derivanti dalla riapertura del paese dalle severe misure per il Covid-19» e hanno abbassato le previsioni sul Pil cinese per il 2023 al 5,4% dal 6%. «I venti contrari derivanti dal nuovo indebolimento del mercato immobiliare hanno pesato sui settori adiacenti e sono stati semplicemente troppo rilevanti per compensare completamente i restanti impulsi di riapertura nei settori dei consumi e dei servizi», hanno spiegato gli esperti di Goldman Sachs che non si aspettano che il governo fornisca stimoli su larga scala all'economia.

Ultimi in ordine di tempo gli esperti di S&P Global che hanno tagliato le stime 2023 di crescita sulla Cina per la natura disomogenea della ripresa post-Covid che necessita di ulteriori stimoli: gli economisti dell'agenzia di rating hanno ipotizzato un Pil a +5,2%, in calo dal precedente +5,5%, a causa di consumi deboli e di un mercato immobiliare in difficoltà. 

«Il principale rischio di crescita della Cina è che la ripresa perda più slancio per la debole fiducia dei consumatori e nel mercato immobiliare», hanno spiegato a S&P. Comunque, lo stesso Liu ha ammesso che, nonostante il rimbalzo economico, ci sono ancora ostacoli nel percorso di miglioramento degli utili, delle condizioni dell’occupazione, delle performance aziendali e della fiducia del mercato.

La disoccupazione tra i giovani cinesi di età compresa tra i 16 e i 24 anni ha raggiunto il 20%, i profitti industriali si sono ridotti di oltre il 20% nel primo semestre di quest’anno rispetto a un anno fa e le entrate statali derivanti dalle aste dei terreni e dalle nuove costruzioni immobiliari sono scese entrambe del 20%. Lui ha altresì evidenziato la necessità di adottare politiche fiscali più attive e monetarie meno restrittive, con maggiori sforzi per espandere la domanda interna. (riproduzione riservata)


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