L’armata di Omicron, nella sua variante BA.2 con più rapida diffusione, strisciante e perfida creatura, sta conquistando posizioni in Cina soprattutto nei grandi centri. Oggi si sono avuti 3.000 casi di cui il 60% a Jilin, città nel Nord est della Cina, ma il centro nevralgico della nuova ondata di lockdown è il sud con Shenzhen che si spinge fino a Shanghai.
Nella capitale finanziaria della Cina sta crescendo una nervosa e preoccupante allerta con la sospensione delle attività, con i compound abitativi che chiudono, riaprono e richiudono in una incertezza nel raccogliere in tempo i dati dei test (oggi l’APP è temporaneamente inutilizzabile). Milioni di test giornalieri da effettuarsi in ospedali od in centri autorizzati non essendo ancora il RAT (Rapid Antigen Test) ufficialmente riconosciuto e comunque di difficile reperimento per la limitazione degli spostamenti dei corrieri dal momento che le fabbriche sono tutte fuori Shanghai.
Ieri la National Health Commission ha emanato le nuove disposizioni ricomprese nella definizione di ”Dynamic Zero tolerance policy“ con l’obiettivo di classificare i diversi livelli di sintomatologia e le conseguenti misure che variano dall’ospitalizzazione all’utilizzo di strutture sanitarie centralizzate. Tutto ciò con l’obiettivo di avere una strategia di maggior controllo del virus e "non un segnale di una comoda posizione se i casi crescono”, come ha detto Wang Guiqiang, advisor della Commissione e Direttore del Dipartimento delle malattie infettive dell’Università di Pechino.
Ora sia la popolazione che la business community internazionale si stanno chiedendo quando potrà terminare questo stillicidio a corrente alternata poichè, non essendo Shanghai ufficialmente in lockdown, i controlli nei vari distretti o in determinate arterie di comunicazione si stanno intensificando.
L’altro punto dolens riguarda i voli passeggeri internazionali che nell’areoporto di Shanghai Pudong sono stati sospesi. Nelle due giornate precedenti oltre 800 voli sono stati cancellati ed altri voli in arrivo saranno dirottati su altri areoporti cinesi; infatti a partire da domani e fino al primo di maggio tutti i voli internazionali in entrata a Shanghai (106 classi per 22 rotte) dovranno atterrare a Chengdu, Dalian, Xiamen, Chongqing.
Soprattutto per le destinazioni e partenze europee, con la complicanza dei divieti di sorvolo degli spazi russi, si sono create molte limitazione e le poche compagnie che effettuano questi servizi hanno portato i costi dei biglietti a cifre mai immaginabili, oltre 5.000 euro per una singola tratta in economy.
Questa diversa organizzazione nella rete degli arrivi dall’estero provocherà sicuramente ambiguità nelle procedure di quarantena dei 14 giorni oltre i sette finali che rimarranno un'incognita sino al momento della decisione se a Shanghai o nella città dove si è arrivati considerando le varie note e asterisichi nei green pass individuali.
Infine i porti cinesi: al momento rispetto ad una situazione già critica in precedenza non vi sono variazioni peggiorative se non oggi a Shenzhen, città in lockdown da venerdi scorso con quattro porti tra i più trafficati del mondo è stato trovato al Terminal MCT un lavoratore positivo e tutte le attività sono state sospese con lunghe code di attese per entrare nell’area di scarico dei containers. La criticità riguarda i servizi camionistici in generale: essendo richiesta la certificazione dei test effettuati da parte degli autisti gli spostamenti tra una località ed un’altra si sono resi molto difficili con costi proibitivi.
In questa incertezza tutti attendono il domani con la speranza che sia migliore ma purtroppo l’attesa sarà ancora lunga. (riproduzione riservata)
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni