L'attività economica in Cina ha rallentato a maggio, con la produzione industriale e gli investimenti in decelerazione significativa, ulteriori segnali di debolezza in un contesto caratterizzato dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Dal fronte dei consumi arrivano però segnali contrastanti.
La produzione industriale è salita dello 0,36% su base mensile e del 5% rispetto a un anno fa, in rallentamento dal +5,4% a/a di aprile.
Gli economisti contattati dal Wsj si aspettavano un progresso su base annua del 5,5%. Gli investimenti fissi sono saliti del 5,6% nel periodo gennaio-maggio, rispetto ad attese del 6,1%.
In controtendenza le vendite al dettaglio, in ripresa dopo i minimi di aprile al +7,2% a/a. A maggio e su base mensile il dato e' cresciuto dello 0,72%, mentre su base annua è aumentato dell'8,6%. Il consenso degli analisti però si aspettava un aumento dell'8,2% a/a. Il tasso di disoccupazione nelle maggiori città e' infine rimasto stabile a maggio al 5%.
Anche la crescita delle vendite di case in Cina ha rallentato nei primi cinque mesi dell'anno, gettando un'ombra sul settore finora più resiliente dell'economia di Pechino.
Il valore delle vendite di abitazioni è salito dell'8,9% a/a nel periodo gennaio-maggio, in decelarazione rispetto al +10,6% a/a di gennaio-aprile. Gli investimenti immobiliari complessivi, che includono anche il settore commerciale, sono saliti dell'11,2% a/a nei primi cinque mesi dell'anno, rispetto al +11,9% dei primi quattro mesi. Gli avvii di nuovi cantieri sono saliti del 10,5% a/a rispetto al +13,1% precedente.
Anche le entrate fiscali del governo, infine, hanno rallentato nel mese di maggio, a seguito della decisione del governo di tagliare le tasse per spingere investimenti e consumi interni.
Nel periodo gennaio-maggio le entrate sono salite del 3,8% a/a a 8.990 miliardi di yuan (1.300 miliardi di dollari), in rallentamento dal +5,3% a/a del periodo gennaio-aprile. Al contempo la spesa di bilancio del governo e' salita del 12,5% a/a a 9.300 mld yuan, in rallentamento anch'essa dal +15,2% a/a del periodo gennaio-aprile.
Sul fronte dei consumi interni, nei giorni scorsi è arrivata anche la conferma dell'ulteriore indebolimento delle vendite di auto, in calo del 15%, mentre ha ripreso vigore l'inflazione che ha raggiunto i massimi da 15 mesi a maggio, spinta al rialzo dai prezzi dei generi alimentari.
L'inflazione è aumentato del 2,7% a livello annuale, in accelerazione rispetto all'incremento del 2,5% di aprile, in linea al consenso degli economisti contattati dal Wall Street Journal.
I prezzi dei generi alimentari sono saliti del 7,7% a/a, l'incremento piu' consistente da oltre tre anni, rispetto al +6,1% a/a del mese precedente.
Quelli della frutta fresca sono aumentati addirittura del 26,7% a/a e quelli della carne di maiale, fortemente influenzati dalla peste suina che copisce alcuni mercati asiatici, Cina compresa, del 18,2%, spingendo al rialzo di 0,86 punti percentuali il dato complessivo sull'inflazione.
A livello mensile invece l'indice dei prezzi al consumo è rimasto invariato a maggio. Il Governo di Pechino ha come target quello di mantenere l'inflazione sotto il 3%.
Infine i prezzi alla produzione sono saliti dello 0,2% m/m e dello 0,6% a/a, sempre a maggio, in rallentamento rispetto all'incremento dello 0,3% m/m e dello 0,9% a/a di aprile, per via del calo dei prezzi delle commodity.
Secondo Iris Pang, economista della banca Ing, dopo la diffusione dei dati macroeconomici di maggio, quasi tutti inferiori alle attese, il governo cinese dovrà introdurre un maggiore stimolo di bilancio per assicurarsi che la crescita del Pil nel 2019 sia in linea con il target minimo del governo del 6% a/a. L'analista sottolinea come con una domanda esterna debole per i conflitti commerciali, la crescita cinese dovra' essere basata sulle infrastrutture. Pang si aspetta che Pechino allenti le regole sui finanziamenti per i progetti infrastrutturali dei governi locali, che porteranno un'ondata di investimenti nei prossimi mesi.