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Politica

Cina, i flussi commerciali sempre più legati all'area asiatica

Secondo dati delle dogane di Pechino, dal 2018 i flussi totali, import ed export, sono aumentati tre volte di più rispetto all'aumento registrato con gli Stati Uniti e l'Europa. Effetto di un'attrazione gravitazionale della Repubblica popolare ma anche della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti nel 2018


29/12/2022 10:40

di Anna Dirocco - Class Editori

settimanale
I paesi membri dell'Asean

I legami commerciali tra la Cina e il resto della regione asiatica si stanno intensificando, sostenuti dalla crescita delle economie e dalla riorganizzazione delle catene di approvvigionamento, a discapito dei flussi con i paesi occidentali.

La tendenza emerge con evidenza dai dati delle dogane cinesi negli ultimi 4 anni, dal luglio 2018, quando gli Stati Uniti hanno imposto per la prima volta tariffe su una serie di beni cinesi, alla fine dello scorso novembre. In questo periodo, il commercio totale della Cina - esportazioni più importazioni - con 10 dei suoi vicini del sud-est asiatico, che fanno parte dell'area di libero scambio Asean, tra cui Indonesia, Malesia, Singapore e Vietnam, è cresciuto del 71%, raggiungendo il tetto di 979 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi.

Nello stesso periodo, il commercio cinese con l'India, che non fa parte dell'Asean, è cresciuto del 49%. Per contro, secondo gli stesi dati cinesi, il commercio della Cina con gli Stati Uniti è aumentato del 23% e quello con l'Europa del 29%, nello steso periodo.

Gli scambi commerciali degli Stati Uniti con la Cina sono stati limitati dai dazi e la quota di importazioni cinesi è diminuita dal 2018, anche se il commercio tra i due Paesi è tornato a crescere durante la pandemia, grazie agli acquisti di elettronica, articoli per la casa e altri beni che i consumatori hanno fatto durante i lunghi periodi di lavoro da casa.

Parte della spiegazione della performance del commercio cinese con altre parti dell'Asia si spiega con l'attrazione gravitazionale della Cina. Gli economisti hanno evidenziato da tempo che i Paesi commerciano di più con le grandi economie e con le economie vicine, e la Cina è un partner commerciale naturale per la maggior parte dei suoi vicini in rapida crescita, proprio come gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale di Canada e Messico.

Alla base di questa tendenza, secondo gli stessi economisti, ci sono potenti forze macroeconomiche che mirano a legare le realtà più piccole a quelle più grandi, nonchè il ruolo dominante della Cina come fornitore di beni - come automobili e macchinari - a prezzi accessibili di cui i Paesi in rapida crescita hanno bisogno.

Ma il crescente commercio della Cina con i suoi vicini asiatici riflette anche le ripercussioni dell'inasprimento del conflitto tra le due maggiori economie del mondo, iniziato con una lotta sul commercio e poi ampliatosi fino a comprendere la tecnologia, la sicurezza nazionale e la politica estera.

La battaglia commerciale che ha preso il via nel 2018, insieme alle successive perturbazioni pandemiche, ha inaugurato un riordino delle catene di approvvigionamento globali. I produttori con sede in Cina hanno cercato di spostare alcuni elementi delle loro linee di produzione verso i vicini asiatici del Paese, sia per eludere le tariffe sia per isolarsi dal rischio di futuri sconvolgimenti dovuti al deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina.

Tuttavia, i dati dimostrano che questo rimescolamento è servito spesso a migliorare - piuttosto che a ridurre - gli scambi commerciali tra la Cina e altre parti dell'Asia, riflettendo la natura complessa dei processi di produzione che di solito richiedono un grande numero di componenti e diverse fasi di assemblaggio. Per assemblare uno smartphone in Vietnam o in India, ad esempio, il produttore ha bisogno di spostare parti e materiali di base di produzione cinese all'interno dell'Asia prima di spedirlo al cliente finale.

Il risultato è che per gli Stati Uniti sarà difficile allontanare l'Asia dalla Cina senza adottare misure più concrete per rafforzare gli scambi con il loro enorme mercato interno. Ciò significa firmare accordi commerciali, aderire a patti commerciali regionali o adottare altre misure che garantirebbero alle economie asiatiche un accesso molto più ampio ai consumatori statunitensi, dicono gli economisti.

«In Asia, gli Stati Uniti stanno affrontando una vera e propria battaglia in salita», ha spiegato Rory Green, capo economista per la Cina e responsabile della ricerca sull'Asia presso la societa' di consulenza Ts Lombard di Londra. «Stanno lottando contro la gravita' economica». (riproduzione riservata)

 


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