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Politica

Cina, in marzo il credito sale dell'8%, si rafforza lo yuan

Secondo NN Investment Partners, è l'effetto degli stimoli monetari per sostenere la crescita economica. Il dato indica, tuttavia, che il flusso di credito è ancora relativamente basso (33%) in relazione al pil, se confrontato con i cicli precedenti nel 2013-2017. In questo contesto gli analisti valutano che ci potrà essere un ulteriore indebolimento del dollaro rispetto alle valute emergenti, fattore che tendenzialmente è positivo per le materie prime


23/04/2019 12:02

di Mauro Romano - Class Editori

yuan

La crescita del credito cinese per il mese di marzo ha registrato una sostanziale ripresa. I dati forniscono la prova più concreta delle politiche di stimolo in Cina. Dopo circa nove mesi di dichiarazioni a riguardo da parte delle autorità cinesi e di misure di politica incrementale sul lato fiscale, i risultati dell'allentamento monetario stanno arrivando, con la crescita del credito che a marzo, è salita all'8%, dal 7,3% del mese precedente, ha notato Maarten-Jan Bakkum, Senior Emerging Markets Strategist di NN Investment Partners.

Lo stimolo implementato dalla Cina è in realtà più cauto di quanto non lo fosse nei cicli precedenti e ciò si riflette in un flusso di credito relativamente basso in percentuale al pil. Il 33% registrato nel primo trimestre rimane ben al di sotto dei livelli raggiunti nel 2013-2017, quando i prestiti fiduciari e altri prodotti del settore shadow-banking hanno sostenuto un'elevata e generalizzata crescita del credito.

"La decisione di contenere la crescita del credito a livelli più modesti è chiaramente una mossa consapevole delle autorità cinesi, che non vogliono mettere a repentaglio i progressi compiuti negli anni passati nel contenere l'eccessiva assunzione di rischi nel sistema finanziario. Anche se modesta, questa crescita del credito dovrebbe tradursi in un aumento dei consumi e in una crescita degli investimenti fissi nei prossimi trimestri", ha previsto il Senior Emerging Markets Strategist di NN Investment Partners.

Il miglioramento delle rilevazioni Pmi globali e, più recentemente, il miglioramento dei dati cinesi, che dovrebbero avvicinarci a una ripresa della crescita in Europa e nell'Eurozona, hanno creato migliori prospettive per la domanda complessiva di materie prime. "Vediamo un crescente sostegno fondamentale da parte delle continue politiche di stimolo in Cina", ha osservato l'esperto.

Queste e le condizioni finanziarie molto più favorevoli negli emergenti negli ultimi trimestri dovrebbero migliorare le prospettive di crescita in questi mercati rispetto ai loro omologhi sviluppati. Lo si vede già nella sovraperformance dell'indice di sorpresa economica emergente rispetto agli indici dei mercati sviluppati. In questo contesto, "possiamo aspettarci un ulteriore indebolimento del dollaro rispetto alle valute emergenti, fattore che tendenzialmente è positivo per le materie prime", ha suggerito Maarten-Jan Bakkum.

Inoltre, la prospettiva di un accordo commerciale Usa/Cina prima dell'estate dovrebbe sostenere i mercati delle commodity, in particolare i segmenti dei metalli industriali e dell'agricoltura. Negli ultimi mesi, con l'aumento delle speranze di un accordo commerciale, i metalli industriali hanno già iniziato a superare gli altri segmenti delle materie prime. Nel frattempo, l'agricoltura è rimasta indietro, soprattutto a causa di specifici fattori di offerta. Un ulteriore elemento positivo per i metalli è che il secondo trimestre è tipicamente un periodo di rinnovamento delle scorte in Cina.

"Nel segmento dell'energia ci aspettiamo che l'offerta rimanga limitata, almeno per il resto del primo semestre. I fattori principali sono l'accordo Opec+ sui tagli alla produzione, le sanzioni statunitensi contro Iran e Venezuela e i combattimenti in Libia. Tutto questo, oltre al ritardo nella curva del petrolio, che di per sé sta attirando nuovi flussi di investimento, dovrebbe continuare a spingere i prezzi del petrolio verso l'alto", ha concluso Maarten-Jan Bakkum.


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