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Politica

Cina-Italia: l'export made in Italy a quota 6 miliardi in sette mesi

Il dato è stato fornito dall'ambasciatore italiano a Pechino, Luca Ferrari, aprendo al terza edizione del forum Belt and Road Initiative Il 2021 sarà l'anno del rilancio per l'Italia, secondo l'ambasciatore, facendo anche leva sulla presidenza del G20, che porterà in ottobre Xi Jinping a Roma. Panerai (Class Editori): la Bri deve essere utile per favorire gli investimenti greenfield da parte della Cina


14/10/2020 10:26

di Mauro Romano - Class Editori

settimanale
Luca Ferrari, ambasciatore italiano in Cina

Sei  miliardi  di euro esportati in Cina nei primi sette mesi dell’anno.  Nonostante Covid  e perché la Repubblica popolare è il primo Paese a essere uscito dalla crisi, tanto che quest’anno sarà forse l’unico grande Paese a chiudere l’anno in crescita del 2% o 3%. Il quadro è stato tracciato dall’ambasciatore italiano a Pechino, Luca Ferrari intervenendo nella sessione di apertura della terza edizione di Belt and road initiative, organizzato da Class e dal gruppo Xinhua. Nel 2021  alcune stime danno addirittura il Dragone in ripresa al 10%, con numeri che ricordano il decennio dorato, dopo anni attorno al 6% ha ricordato Paolo Panerai, editor in chief and ceo, Class Editori, aprendo i lavori.

Negli ultimi mesi “abbiamo visto un ampliamento della presenza delle imprese italiane sulle piattaforme online, e soprattutto abbiamo constatato un notevole ampliamento della partecipazione delle imprese italiane alla vita industriale cinese: molte imprese italiane hanno aperto nuovi stabilimenti, hanno trovato opportunità di business assai lucrose e credo che stiano in qualche modo compensando le perdite della loro casa madre in Italia o in Europa”, ha aggiunto Ferrari.

In questo contesto il governo ha schierato l’interno sistema Paese nel cosiddetto Patto per l’export lanciato dalla Farnesia, che coinvolge la rete delle ambasciate, Sace, Simest, l’Ice.  La strategia poggia su alcuni pilastri. Primo creare opportunità di  partecipazione delle imprese italiane al sistema fieristico cinese,ormai riavviato nonostante alcune restrizioni dovute alla pandemia. Il secondo punto è facilitare la presenza italiana sul mercato attraverso i canali online e le piattaforme e-commerce. Obiettivo sul quale si muove l’Ice presieduto da Carlo Maria Ferro. Infine attraverso Sace e Simest, il sistema sta compensando la  mancanza di cashflow, attraverso meccanismi di finanziamento più facili.

“In prospettiva puntiamo a consolidare la collaborazione. Quest’anno abbiamo siglato accordi in campo agricolo, energetico, industriale, servizi”, ha ricordato Ferrari, “sul piano multilaterale dopo l’accordo comunitario sulle indicazioni geografiche stiamo spingendo affinché si possa completare entro l’anno, al massimo nei primi mesi del 2021 l’accordo comprensivo bilaterale sugli investimenti”.  Nonostante la pandemia “la collaborazione tra Italia e Cina non si è arrestata", gli fa eco l’ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua.

Aggiunge  Ferrari: “vogliamo fare in modo che il 2021 diventi anno rilancio. Abbiamo il vantaggio presidenza del G20. I temi sul tavolo, ambiente, clima, energia,  sicurezza alimentare sono cari anche a Pechino. A fine ottobre 2021 sarò quindi il momento per vedere dove siamo arrivati nella fase post covid”. L’anno della svolta dovrà però essere il 2022. Sarà l’anno del turismo Italia-Cina e delle Olimpiadi invernali di Pechino. Ci sarà un passaggio di consegne con Milano-Cortina, che ospiteranno i Giochi nel 2026. “Sarà l’anno della ripresa del turismo”, auspica Ferrari

“L'Italia oggi ha una richiesta fondamentale, oltre agli investimenti. In un rapporto reciproco desidera investimenti greenfield”, sottolinea Panerai. (riproduzione riservata)


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