L'attività economica della Cina ha mostrato solo un modesto miglioramento nel mese di agosto, come ha registrato l'indice Pmi manifatturiero che è salito a 49,7 punti ad agosto rispetto ai 49,3 di luglio, confermando le previsioni degli economisti (49,5 punti). Resta il fatto che un indice inferiore a 50 indica ancora rallentamento. I segnali sull'andamento della congiuntura restano dunque contrastanti.
Il miglioramento rispetto a luglio è stato effetto dei livelli di produzione in crescita per il terzo mese consecutivo, e a un ritmo accelerato, mentre i nuovi ordini hanno recuperato dopo essersi contratti per quattro mesi successivi. Però gli indicatori dell'occupazione hanno continuato a diminuire e a un ritmo più rapido ad agosto rispetto a luglio. Nel frattempo, sono peggiorate anche le pressioni inflazionistiche, con un aumento dei prezzi di acquisto delle principali materie prime al ritmo più sostenuto da oltre un anno. Questo ha spinto i produttori ad aumentare i prezzi applicati ai clienti per la prima volta in sei mesi.
L'incremento del settore manifatturiero è stato generalizzato a tutte le componenti ad eccezione di quella dell'occupazione, che ha registrato un lieve calo, spiegano gli economisti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. «I maggiori aumenti hanno riguardato la componente dei prezzi di acquisto, salita di oltre 4 punti a 56,5, un massimo da maggio 2022, le importazioni, le scorte di materie prime e la produzione», sottolineano gli economisti, aggiungendo che «i nuovi ordini totali sono saliti portandosi poco sopra 50 per la prima volta da marzo, mentre quelli esteri, a 46,7, rimangono ampiamente in territorio recessivo». Per gli economisti la scomposizione per tipologia di imprese indica una moderata espansione dell'attività nelle grandi imprese e solo una diminuzione del ritmo di contrazione tra le medie e piccole.
Una notizia positiva è che ad agosto il settore terziario si è espanso per l'ottavo mese consecutivo, ma il livello di crescita è stato il più debole da sette mesi, poichè la domanda è rimasta fiacca. Nel dettaglio il Pmi non manifatturiero, che misura l'attività nel settore dei servizi e delle costruzioni del Paese, è sceso ulteriormente a 51 punti ad agosto dai 51,5 a luglio, secondo i dati forniti dall'Ufficio nazionale di statistica. I nuovi ordini sono diminuiti per il quarto mese, mentre il personale è calato per il sesto mese.
La domanda di servizi cinesi all'estero si è nuovamente contratta ad agosto. Sono poi tornate le pressioni inflazionistiche, con un aumento dei prezzi dei fattori produttivi al ritmo più elevato da oltre un anno. I fornitori di servizi in Cina non sono però riusciti a trasferire i costi ai clienti a causa della debolezza della domanda e i prezzi di vendita sono rimasti invariati ad agosto.
Il dato è stato spinto al ribasso dal calo del Pmi servizi, che è passato a 50,5 punti ad agosto dai 51,5 del mese precedente, sui minimi da inizio anno, accompagnato da un'ulteriore contrazione dei nuovi ordini, da un calo delle aspettative e da un aumento dei prezzi di acquisto, spiegano gli economisti di Intesa Sanpaolo.
Il Pmi delle costruzioni è invece salito a 53,8 punti ad agosto dai 51,2 di luglio, ma è rimasto al di sotto della media del secondo trimestre a 59,3. «Il ritmo di contrazione degli ordini è diminuito mentre aspettative e occupazione sono scese», aggiungono gli economisti. Infine, il Pmi composito è salito solo marginalmente, a 51,3 punti ad agosto dai 51,1 di luglio, rimanendo ben al di sotto dei livelli pre-pandemici, a 53,1 in media nel 2019.
Pechino riconosce che la ripresa cinese sarà "tortuosa" e gravata da una domanda "insufficiente", afferma Pantheon consulting. "Prevediamo ulteriori stimoli per sostenere l'economia in rallentamento, ma le politiche saranno mirate e di natura limitata, poichè il governo cinese mira a promuovere uno sviluppo di alta qualità questa volta». (riproduzione riservata)