Gli interventi governativi per frenare i rincari delle materie prime stanno avendo effetto. A novembre i prezzi alla produzione in Cina hanno rallentato. Nel dettaglio a novembre il dato è aumentato del 12,9% a livello annuale lo scorso mese, a un ritmo meno sostenuto rispetto al 13,5% di ottobre che ha rappresentato l'incremento più consistente da 26 anni. La lettura ha comunque superato il consenso degli economisti contattati dal Wall Street Journal che si aspettavano un aumento del 12%.
A livello mensile i prezzi alla produzione cinesi sono rimasti invariati rispetto a ottobre. Nei primi 11 mesi del 2021 invece il dato è aumentato del 7,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Nel frattempo, l'inflazione del Paese asiatico è aumentata del 2,3% a livello annuale a novembre, rispetto all'incremento dell'1,5% di ottobre, al di sotto delle aspettative del consenso al +2,6%. L'aumento dell'indice dei prezzi al consumo è stato trainato principalmente dai prezzi dei generi alimentari che sono aumentati dell'1,6% anno su anno a novembre, dopo un calo del 2,4% ottobre.
Le pressioni sui prezzi in Cina si stanno allentando a livello generale, specialmente nell'industria pesante, e non impediranno alla PBoC di allentare ulteriormente la politica monetaria, compresi i tagli dei tassi ufficiali, afferma Julian Evans-Pritchard, economista di Capital Economics. L'esperto si aspetta che i prezzi alla produzione continuino a diminuire nei prossimi mesi, mentre l'inflazione potrebbe tornare presto al di sotto del 2%.
La Banca centrale cinese in settimana ha tagliato il coefficiente di riserva obbligatoria (Rrr) delle banche dello 0,5%, la seconda riduzione quest'anno per ridurre i costi di finanziamento. La decisione sarà effettiva dal 15 dicembre e rilascerà nel sistema 1.200 miliardi di yuan di liquidità (circa 189 miliardi di dollari) a lungo termine per stimolare la crescita economica, riducendo al contempo i costi di capitale per le istituzioni finanziarie di circa 15 miliardi di yuan. (riproduzione riservata)