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Politica

Cina, rallentano produzione industriale e vendite in agosto

I dati deludenti dei due indicatori macroeconomici inducono gli analisti internazionali ad abbassare le stime sulla crescita del pil dell'economia del Dragone che difficilmente raggiungerà il target del 5% stabilito dal governo di Pechino


17/09/2024 16:00

di Rossella Savojardo - Class Editori

settimanale

Con l'arrivo dalla Cina degli ennesimi dati macroeconomici deludenti, gli analisti hanno rivisto le loro previsioni sulla crescita della seconda economia mondiale per il 2024. Gli ultimi indicatori economici hanno mostrato nuovamente un rallentamento della produzione industriale cinese, aumentata del 4,5% ad agosto, ma in calo rispetto alla crescita del 5,1% di luglio.

Il dato è ai minimi dagli ultimi cinque mesi secondo i dati dell'Ufficio nazionale di statistica. Le vendite al dettaglio, un indicatore chiave dei consumi, sono aumentate del 2,1% ad agosto, decelerando rispetto all'aumento del 2,7% di luglio.

Già a inizio settembre Bank of America aveva abbassato le sue previsioni al 4,8% dal 5%, mentre la banca d'affari canadese Td Securities le aveva tagliate al 4,7% dal 5,1%. Prima di loro anche Ubs aveva ridotto le previsioni di crescita sul Dragone al 4,6% (dal 4,9% precedente) per quest'anno e al 4% al 4,6% per il 2025.

Anche da Citi sono arrivati avvertimenti che indicano come l'obiettivo di crescita di Pechino, il più basso degli ultimi decenni, potrebbe essere a rischio. Stando al sondaggio di Bloomberg su decine di economisti intervistati, la previsione mediana per la crescita del prodotto interno lordo per l'intero anno è scesa al 4,8%, rispetto al 4,9% di metà agosto. Il motivo della repentina frenata delle stime a settembre, secondo gli analisti di Bank of America, potrebbe essere riscontrabile nella crescita «stentata» del motore cinese nel secondo e terzo trimestre.

Un elemento che si unisce al nodo della fiducia in calo verso la solidità dell'economia di Pechino. Già a luglio, Goldman Sachs, Citi e Barclays avevano ridotto gli obiettivi di crescita per l'intero anno rispettivamente al 4,9%, 4,8% e 4,8%, rispetto al 5% del governo di Pechino. JP Morgan prevede ora una crescita del 4,6%. Il downgrade delle grandi banche mondiali riflette un consenso emergente tra gli analisti delle più grandi case d'investimento sul rischio che Pechino possa effettivamente non raggiungere il target prefissatosi.

Al contrario, il Politburo (che comprende i primi 24 funzionari del Partito Comunista al governo) è impegnato a raggiungere gli obiettivi di sviluppo economico e sociale di quest'anno che includono anche quello di crescita. Ma il problema è soprattutto il crollo del settore immobiliare, che continua a pesare sulla domanda interna e sulla fiducia. (riproduzione riservata)


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