Anche in Cina è tempo di riapertura delle scuole: la settimana scorsa 280 milioni di studenti sono ritornati in classe e nello stesso tempo hanno riaperto anche le scuole internazionali di cui se ne contano 58 come dichiarato dall’ Association of China and Mongolia International schools.
Quest'ultima realtà è quella più legata a quella parte di espatriati e delle loro famiglie che si sono trovate temporaneamente fuori dalla Cina, ai quali ora è richiesto un nuovo visto per il rientrarvi.
Nel mese di febbraio, vista la situazione che si stava creando in Cina a causa dell’insorgenza dell’epidemia di Covid, molti espatriati con le loro famiglie avevano lasciato in tutta fretta il Paese con la speranza, vanificata in poco tempo, di trovare la salvezza dallo scampato pericolo.
Le scuole internazionali, seguendo i diversi protocolli emanati dal Governo centrale e dalle autorità locali non avevano più riaperto e l’anno si era concluso, come in Italia, con lezioni in remoto e senza esami finali.
La prospettiva quindi è stata quella di riaprire al primo settembre ma purtroppo con le presenze di alunni e insegnanti ridotte del 40%.
Questo dato imnpone una riflessione perché non si sta parlando di una riduzione percentuale nei beni di consumo o in quelli esportati, ma di una struttura scolastica che ha retto fino allo scorso anno, seppure con qualche segno di cedimento. Le rette annuali da corrispondere erano mediamente cresciute al punto da non più collimare con i packages offerti agli espatriati che diminuivano proporzionalmente.
Le scuole internazionali in Cina per essere operative necessitano di una particolare autorizzazione rilasciata dal Ministero dell’Educazione e l’investimento per la realizzazione degli edifici ha in genere costi rilevanti.
Per questo motivo le rette da corrispondere sono pari se non superiori a quelle di università europee ed inoltre non tutte le scuole offrono una educazione scolastica di livello e, alla fine dei corsi, i diversi IB ( international Baccalaureat) che permettono le iscrizione all’università non sempre soddisfano i requisiti di alcune università internazionali.
Non sempre, infatti, il corpo docente è qualificato per l’insegnamento e spesso è impersonato da giovani insegnanti, forse non troppo pagati, che sono di passaggio in attesa di altre esperienze in differenti aree geografiche.
Il risultato è che oggi le presenze sono diminuite sia per i costi che per le difficoltà di rientro degli espatriati. Secondo l’ Associazione delle scuole internazionali vi sono ancora 3 mila insegnanti e 700di personale parascolastico impossibilitati a rientrare in Cina.
Al riguardo la Camera di Commercio Europea segnalava che attualmente vi sono in Cina 600 mila espatriati, non includendo persone di Hong Kong, Macau e Taiwan di cui 235.000 nel Guangdong, 209.000 nella circoscrizione di Shanghai e 107.000 in quella di Pechino e complessivamente, fino allo scorso mese di agosto, vi erano ancora 250.000 espatriati europei in attesa di ottenere, per entrare in Cina, il visto provvisorio, il cui requisito essenziale è avere un valido permesso di lavoro e di residenza.
Nell’ultima survey della Camera il 53% deille risposte affermava che vi sono requisiti troppo elevati per l’ottenimento del visto ed il 48% dichiarava che le loro richieste erano state rifiutate.
Ancorchè queste persone avessero potuto ottenere il visto di ingresso, esiste anche il problema dei pochi voli disponibili. Questo spiega la ragione per la quale molti expat, italiani inclusi, con figli in età scolastica abbiano optato per iscrivere i propri figli alle scuole del paese di origine e quindi di rinunciare formalmente all’iscrizione alle scuole internazionali presenti in Cina.
Completamente differente è il panorama delle scuole cinesi che hanno riaperto salvo qualche eccezione per alcune università che riapriranno a fine settembre. In realtà il rodaggio era già avvenuto e, soprattutto in funzione dell’ottenimento del Gaokao nell’ultimo anno, avevano riaperto a maggio. Gaokao ovvero” esame alto”, in vigore dal 1952, dopo l’abolizione degli esami imperiali, conivolge ogni anno circa dieci milioni di studenti ed è la prova temuta per l’ammissione all’Università.
Dalle informazioni e dai filmati che si sono potuti visionare le aperture si sono basate su semplici regole, già peraltro sperimentate nella scorsa estate, che sono note ed in discussione in questi giorni in Italia: misurazione della temperatura all’entrata della scuola con termoscanner o con personale dedicato, sanificazione delle aule con l’aggiunta delle finestre aperte durante tutto il tempo delle lezione per la circolazione dell’aria, lavaggio delle mani e maschera per tutto il tempo. Per quanto concerne il posizionamento dei banchi, solo alle materne sono individuali, per gli altri ordini e gradi un singolo banco è per due studenti. Una piattaforma on line è a disposizione degli insegnanti e degli studenti delle scuole superiori per segnalare eventuali casi positivi.
Quando si parla di scuola ed educazione una componente essenziale è il ruolo dei genitori, come ricordava Rudyard Kipling nella poesia intitolata If ( Se) dove un padre offre i suoi consigli al figlio :
Se riuscirai a non perdere la testa quando tutti
la perdono intorno a te, dandone a te la colpa;
se riuscirai ad aver fede in te quando tutti dubitano,
mettendo in conto anche il loro dubitare.
In questi tempi di difficoltà e contraddittorietà abbiamo bisogno anche di questo.
*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni