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Politica

Cina supertech trionfa nello stadio olimpico a Nido d'uccello

La cerimonia inaugurale è stata esaltata dalle "trovate" ecologiche del regista Zhang Yimou. Ma tra fiocchi di neve artificiali, laghi ghiacciati digitali, tigri-robot, alberi trapiantati ma dotati di chip e le note di Bach e Vivaldi, quello che è apparso evidente è il lancio del grande business degli sport invernali, che bene interpreta il sentimento nazionale


07/02/2022 19:05

di Marco Leporati*

settimanale
Un momento dellòa serata inaugurale delle Olimpiadi

Con una coincidenza astrale che non si ripeterà mai più, la serata inaugurale dei Giochi Olimpici invernali, in corso fino al 20 febbraio, è avvenuta durante il periodo del Capodanno cinese, a cavallo tra il quarto e quinto giorno delle celebrazioni che, nella simbologia sono dedicate, là dove non vigono divieti, a un esplosione di fuochi d’artificio propiziatori, soprattutto per gli artefici degli stessi, di fiumi di danaro per l’anno che verrà.

La cerimonia inaugurale del 4 febbraio scorso, ben diversa da quella ideata per l’apertura dei Giochi Olimpici del 2008, aveva in comune con la precedente solo il luogo celebrativo, lo stadio a Nido d’uccello, trasformato in un lago ghiacciato digitale, integrato con migliaia di led, e il regista cinematografico Zhang Yimou.

Nella sfilata delle 91 rappresentanze nazionali, sono comparse, a fianco di quelle tradizionalmente protagoniste negli sport invernali, in particolare 12, inclusa l’Italia, le nazioni che fanno parte dell’alleanza 27+1 ossia il raggruppamento degli Stati dell’Europa Orientale inclusa Grecia che ha aperto la sfilata per ragioni storico-culturali.

La Russia ha sfilato sotto la bandiera della ROC cioè del Comitato olimpico russo poichè privata della partecipazione per squalifica per passati avvenimenti dopistici.

La curiosità è stata ravvivata dalla sfilata di Paesi che non hanno nel proprio dna la matrice degli sport invernali: Haiti come new entry oltre a Madagascar, Eritrea, Filippine, Malesia, Portorico e Giamaica solo per citarne alcune, e di quelle oggetto della quotidiana geopolitica: Ucraina, Hong Kong China e Chinese Taipei cosi come venivano denominate nel riquadro sullo schermo.

In realtà la cerimonia di questi Giochi olimpici, allietata da neve artificiale per ragioni di climate change, con ventimila alberi trapiantati di varie specie e dotati di chip e tigri-robot che deambulavano sulla pista dello stadio ornato da un sistema tecnologico avanzato per l’effetto lago, è risultata  un’operazione tecnocratica, propiziatrice dello sviluppo dell’industria e del consumo legato agli sport invernali.

Il video finale con i bambini protagonisti impacciati all’inizio e con le loro cadute nella neve e sul ghiaccio che si trasformano nel finale in perfetti sciatori e schettinatori ne è stato la piena conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno.

«La tecnica... non è più uno strumento nelle mani dell’uomo ma il suo ambiente», ha scritto Umberto Galimberti, nel suo saggio Heidegger e il nuovo inizio, e lo stesso regista Zhang Yimou, che nel 2008 ci aveva fatto sognare con quindicimila comparse che avevano stampigliato ricordi della storia cinese, lo ha confermato, limitandosi a suggestioni minimaliste con la prevalenza di coloriture green e del pantone blu Cina quasi a voler manifestare la sottomissione dell’uomo alla stessa tecnica.

Solo il gruppo di figuranti con lunghe aste ondeggianti ed illuminate simili a bambù stava a indicare una artefatta conciliazione con la natura, tentativo ripreso dall’immenso parallelepipedo di ghiaccio virtuale e trasparente nel cui interno scorrevano le immagini delle precedenti Olimpiadi con onda d’acqua, simbolo della vita, da cui fuoriuscivano i cerchi olimpici.

Infine, il grande e iconico fiocco di neve che, albergando la torcia olimpica, nasce come un ologramma e si trasforma in materia raccogliendo tutte le nazioni partecipanti.

Un particolare significativo: l'Italia, sfilata prima della Cina in quanto futura sede della prossima edizione dei Giochi 2026, ha avuto rilevanza nelle riprese. Durante il discorso di Thomas Bach, presidente del CIO, l’inquadratura di sfondo era fissa sulla bandiera cinese e quella italiana e il nome Italia nel fiocco di neve era a latere della torcia olimpica, perfettamente visibile.

Il messaggio finale, dopo il coro di quaranta bambini, cantilenante l’inno olimpico in lingua greca, è stata la composizione di colombe illuminate in un unico cuore simbolo della pace. Tutta la serata ha avuto come leit motiv musica classica, da Bach a Vivaldi con in sottofondo le note di John Lennon già citato nel discorso di apertura da Thomas Bach.

Non appena terminata la cerimonia sono entrati prepotentemente nello schermo gli spot pubblicitari dei maggiori sponsor capitanati da Antà, leader in questo momento dell’abbigliamento sportivo.

E così nei giorni successivi il passaggio in televisione di filmati con bambini, alternati alla pubblicità e alla reiterata trasmissione dei momenti più significativi, inclusi gli incontri con la delegazione russa, è stata una confermata dimostrazione della veicolazione dei contenuti del sentimento nazionale. (riproduzione riservata)

*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni


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