La diffusione dei dati sull'economia nel secondo trimestre dell'anno è stato il segnale di apertura del terzo plenum dei 200 membri del Comitato centrale del Partito comunista cinese, l'organismo politico più importante dell'apparato di potere di Pechino, le cui riunioni segnano in genere delle svolte significative nella gestione dell'economia e dello Stato.
Non si è trattato di un segnale positivo, anche se non completamente negativo. Infatti la crescita del prodotto interno lordo, secondo i dati dell'Ufficio nazionale di statistica, ha subito una decelerazione nel trimestre, risultando più lenta del primo trimestre del 2023, però nella media semestrale, gennaio giugno, è stato raggiunto il target di crescita al 5% indicato come obiettivo per l'intero 2024 dal governo, all'inizio dell'anno.
Tuttavia, gli analisti ritengono che la crescita prevista dal governo del 5% nel 2024 sia un obiettivo troppo alto e richieda ulteriori stimoli, oltre l'aumento della spesa pubblica per le infrastrutture e i fondi già stanziati per aiutare l'industria manifatturiera ad alta tecnologia.
In ogni caso la seconda economia mondiale è cresciuta del 4,7% nel secondo trimestre, in rallentamento rispetto all'espansione del 5,3% registrata nel primo. Il dato ha deluso il consenso degli economisti che era al +5,1%. Il settore primario o agricolo ha registrato una crescita del 3,6%, mentre il secondario o manifatturiero del 5,6% e il terziario o dei servizi del 4,2%.
La produzione industriale è poi cresciuta del 5,3% su base annua a giugno, secondo i dati dell'ufficio statistico del Paese. La lettura ha battuto il consenso degli economisti al +5% a/a, ma è in rallentamento rispetto all'incremento del 5,6% registrato a maggio. Il valore aggiunto dell'industria mineraria è cresciuto del 4,4% a giugno, più velocemente rispetto al +3,6% del mese precedente, mentre quello dell'industria manifatturiera è aumentato del 5,5%, più lentamente rispetto al +6% di maggio. La crescita dell'industria della produzione e fornitura di elettricità, calore, gas e acqua si è attestata al 4,8%, meglio del 4,3% registrato nel mese precedente. Nel periodo gennaio-giugno, infine, la produzione industriale cinese è aumentata del 6%.
Il dato che induce al pessimismo gli analsiti è quello delle vendite al dettaglio che a giugno sono aumentate del 2% su base annua, più lentamente rispetto all'espansione del 3,7% registrata a maggio, dato che va valutato anche sulla base di un 2023 in cui l'intera economia risentiva ancora molto delle chiusure dovute alla pandemia.
Il dato ha deluso il consenso degli economisti che si aspettavano un incremento del 3,3% a/a. Le vendite al dettaglio di beni di consumo, escluse le automobili, sono salite del 3% a 3,636 trilioni di yuan, con le vendite di beni di consumo nelle aree urbane che sono aumentate dell'1,7% a 3,514 trilioni di yuan e le vendite di beni di consumo nelle aree rurali che sono aumentate del 3,8% a 559,1 miliardi di yuan.
Ai dati non positivi sull'andamento dei consumi si sommano quelli in costante peggioramento del settore immobiliare, la vera palla al piede dello sviluppo della Cina, in questa fase: i prezzi degli immobili di giugno sono risultati ancora in calo, secondo l'Ufficio nazionale di statistica, dello 0,7% su base annua, continuando una striscia negativa che rischia di mettere in crisi ulteriore sviluppatori immobiliari sull'orlo del fallimento, ma anche segnalando che una serie di provvedimenti di sostegno presi dal governo non stanno dando i risultati sperati. (riproduzione riservata)